Via Querini, la San Vincenzo pronta ad aiutare
«La nostra associazione, nell'apprezzare lo spirito collaborativo manifestato, conferma la propria totale disponibilità ad affrontare congiuntamente, nelle sedi opportune, le questioni sollevate relative alla situazione di via Querini e zone limitrofe». Stefano Bozzi, presidente dell’associazione San Vincenzo Mestrina Onlus, che gestisce la mensa dei poveri di Ca’ Letizia tende la mano al comitato di quasi 500 cittadini che da via Querini, con il comitato “Via Querini fa senso civico” ha inviato in Comune, all’attenzione del sindaco Brugnaro e della giunta comunale, una proposta di collaborazione tra cittadini e istituzioni per rivitalizzare il quadrilatero “del degrado”, quello tra via Querini, piazzale Donatori di Sangue, via Carducci e via Felisati.
«La nostra non è una protesta ma una richiesta d'aiuto e una proposta di collaborazione» avevano spiegato i cittadini nella loro lettera e la prima risposta non è tardata ad arrivare. La San Vincenzo si dice pronta a collaborare. I cittadini avevano proposto alla mensa di collaborare «nella gestione, controllo e pulizia degli spazi pubblici del quartiere». Un incontro ora dovrà concretizzare questa comunanza di vedute. E si attende la mossa del Comune di Venezia, in particolare quella dell’assessore alle politiche sociali Simone Venturini che aveva spinto nei mesi scorsi per sperimentare alla mensa un centro diurno per persone senza fissa dimora. Da pochi giorni il servizio che si occupa della povertà estrema e di quanti vivono in strada è gestito dai comunali, in attesa di nuovi bandi. I cittadini chiedono a Veritas di garantire maggiori passaggi degli operatori per la pulizia della zona.
«Chiediamo anche la collaborazione di tutti gli abitanti del quartiere nelle operazioni di pulizia e l'impegno degli esercenti nel mantenimento dei portici puliti», prosegue la lettera. Altra proposta è quella di eliminare il muro di cinta di villa Erizzo, sede della biblioteca civica, «da sostituire con un muretto basso e una recinzione che permetta di vedere dalla strada l'edificio appena restaurato».
E si chiede il posizionamento «di telecamere di sicurezza e di utilizzare servizi di vigilanza privata», per vigilare sull’area densamente abitata.
Mitia Chiarin
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