«Veronica condannata da un errore del chirurgo»

SAN MICHELE. Veronica Surian, la 14enne dichiarata morta l’8 gennaio, a una settimana dai primi malori accusati nella notte di San Silvestro, aveva una patologia congenita e asintomatica. Un’ernia di Bochdalek, di cui nessuno si era mai accorto. E che neppure i medici che l’avevano visitata e poi operata, all’ospedale di Latisana, nel corso della convulsa giornata del 2 gennaio, hanno saputo riconoscere. È quanto emerso dall’autopsia eseguita martedì e prontamente comunicato alle Procure di Udine e dei minori di Trieste, che indagano sul caso. All’origine del decesso, per il quale non è stata rilevata correlazione causale con la caduta avvenuta durante i festeggiamenti nella parrocchia del paese, un arresto cardiocircolatorio conseguente ad anossia cerebrale. La relazione preliminare trasmessa al pm Claudia Danelon e al procuratore Dario Grohmann, dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli e dal chirurgo Ernesto Angelucci inquadra non soltanto la malformazione di cui Veronica era affetta, ma anche le possibili responsabilità di ciascuno dei sei sanitari finiti sul registro degli indagati. Cartella clinica alla mano, i consulenti hanno ricostruito minuto per minuto l’iter assistenziale prestato alla paziente. Arrivata in Pronto soccorso alle 15, Veronica era stata mandata presto in pediatria per una visita. Alle 16, la pediatra aveva chiesto l’intervento del chirurgo e l’aveva mandata a fare un’ecografia. Non è chiaro se il chirurgo sia arrivato subito o solo in un secondo momento. Certo è che, durante l’esecuzione dell’ecografia, benchè chiamato dalla pediatra, non si è presentato. E che poi - erano le 18.10 -, ha escluso la presenza di patologie d’interesse chirurgico. È stato l’ulteriore sollecito di un’altra pediatra, subentrata alla precedente per il turno serale, a sbloccare l’empasse. Veronica entra in sala operatoria alle 22. A operarla è un nuovo chirurgo. Ma durante l’intervento, alle prime complicazioni, l’équipe contatta il collega che l’aveva vista nel pomeriggio. Quando arriva, la situazione è ormai compromessa: colta da arresto cardiaco, Veronica entra in coma e così resterà nei giorni a seguire, dopo il trasferimento a Udine. Prima di arrivare in ospedale, la ragazzina era stata visitata già dal medico di famiglia. Il padre gliela aveva portata alle 10.15. Ma dallo studio, la ragazzina era uscita con la sola prescrizione di farmaci contro il vomito. Quando, 4 ore dopo, anche la madre vedrà le condizioni in cui la figlia si trovava, sempre più afflitta dal dolore, la corsa in ospedale sarà l’unica scelta possibile. Al momento, stando alle prime conclusioni della Procura, la posizione più difficile è quella del primo chirurgo, il dottor Giuseppe Cannarozzo. Di fronte ai sintomi della paziente, praticamente bloccata a livello intestinale da 48 ore e con l’addome gonfio, e considerato l’esito dell’accertamento di Blumberg, lo specialista avrebbe quantomeno dovuto sospettare qualcosa di più della sindrome gastroenterica indicata nella propria diagnosi. Il che, tuttavia, non basta ancora a escludere che, errori di valutazione o no, le cose avrebbero potuto andare diversamente. I consulenti si sono riservati di chiarire se e quali possibilità avrebbe avuto Veronica di salvarsi, nel caso in cui il chirurgo avesse proceduto diversamente.
Ieri il procuratore di Udine, Antonio Biancardi, ha concesso il nulla osta per la sepoltura. La data dei funerali non è ancora stata fissata, ma dovrebbe essere sabato pomeriggio.
Luana De Francisco
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