Usl 3, stop agli interventi di Senologia a Venezia e Chioggia
La decisione ha fatto scoppiare la polemica. I sindacati: «Lavoratori spostati a Mestre come pacchi postali»

Stop agli interventi di senologia all’ospedale Civile di Venezia e all’ospedale di Chioggia, verranno dirottati tutti verso l’ospedale hub dell’Angelo di Mestre. La decisione dell’Usl 3 Serenissima – che si colloca in un’organizzazione sempre più basata sul sistema hub e spoke, un modello che ricorda le ruote delle biciclette, con un perno centrale e una serie di raggi verso strutture periferiche – ha fatto scoppiare la polemica.
La Uil Fpl di Venezia già nei giorni scorsi aveva denunciato una «progressiva centralizzazione delle funzioni verso l’Angelo, a discapito delle varie strutture locali, con i conseguenti disagi per dipendenti e pazienti», mentre ora a prendere la parola è la Cgil Fp. «Peccato» afferma Ivan Bernini segretario generale della funzione pubblica di Venezia «che con il servizio spostano i lavoratori della piastra operatoria di Venezia che al martedì dovranno prendere servizio in una sede diversa come fossero “pacchi postali”».
Nel giustificare la scelta, la direzione richiama standard «non nuovi» precisa Bernini, previsti dal piano nazionale esiti che prevedono l’effettuazione di almeno 150 interventi l’anno per mantenere le strutture. L’assemblea con i lavoratori ha fatto emergere non solo l’indisponibilità a essere trattati come pacchi prevedendone spostamenti dalla sede in cui operano, ma hanno fatto presente l’insensatezza della chiusura di una sala operatoria quando potrebbe restare attiva, visto che anche a Venezia ci sono liste di attesa chirurgiche.
«L’ennesima scelta politica calata su Venezia Città e sulla periferia dell’Usl 3 ove esistevano aziende sanitarie prima dell’accorpamento» prosegue Bernini «che un po’ alla volta sta “sguarnendo” servizi e ospedali centralizzando tutto all’ospedale dell’Angelo. Non sappiamo se i politici locali siano stati informati e perché, se ciò è avvenuto, accettino soluzioni che creano disagio a utenti che dall’isola e dalla periferia dovranno spostarsi per avere un servizio che oggi c’era».
«La cosa spiacevole» puntualizza, «è che quando i primi rumors sono arrivati abbiamo immediatamente scritto all’Azienda per chiedere se corrispondessero al vero chiedendo un incontro: la risposta è stata che se e quando si fossero fatte scelte di questa natura saremmo stati informati e convocati. Non solo a noi, quindi, è stata data informazione a cose fatte ma soprattutto ai lavoratori ai quali, peraltro, non è nemmeno stata posta l’eventuale disponibilità e volontarietà».
Il sindacato fa sapere che i dipendenti sono stati «sufficientemente determinati nel rigettare questa soluzione anche perché, diversamente da alcuni auspici di inizio 2025 da parte di fonti aziendali riportate sui quotidiani, non è certo questo il modo di “coccolare” i propri dipendenti e di rendere attrattivo il lavoro in azienda. Poi ci si meraviglia se lasciano il lavoro per fare altre scelte» fa notare, sottolineando come, in un momento in cui si sottolinea l’importanza della prevenzione contro il cancro al seno, centralizzare gli interventi non è la soluzione migliore.
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