Venezia piange Francesco Valcanover

Morto a 90 anni il grande Soprintendente che salvò il patrimonio monumentale dall’acqua alta del ’66

Addio a Francesco Valcanover. È scomparso vicino Trento - dove ormai viveva da alcuni anni - uno dei protagonisti della scena artistica e culturale veneziana del dopoguerra, all’età di novant’anni e proprio nell’anno in cui si celebrerà il cinquantenario di quella grande acqua alta del 1966 che mise a rischio il patrimonio monumentale della città e che vide proprio Valcanover prodigarsi in prima persona per la salvezza delle opere d'arte di Venezia e del Veneto. Perché il nome di Valcanover - bellunese di origine - in laguna è sinonimo di tutela artistica, oltre che di raffinata competenza.

Un «burbero benefico» che tutti amavano e stimavano e che se n’è andato con la stessa leggerezza e lo stesso stile con cui è vissuto, dando disposizioni alla famiglia che la notizia della sua scomparsa venisse comunicata solo a esequie avvenute. Assistente volontario di Giuseppe Fiocco a Padova dal 1948 al '50, già nel 1949 Valcanover entra nell'Amministrazione delle Belle Arti - a cui ha dedicato la sua vita - alla Soprintendenza alle Gallerie di Venezia, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso e Vicenza, di cui diviene Soprintendente nel 1966, per poi reggere - dal 1974 al 1987 - la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia, per concludere quindi la sua carriera nei Beni culturali a Roma, nell'Ufficio centrale del Ministero.

Oltre al riallestimento della Ca' d'Oro e, in parte, delle Gallerie dell'Accademia, è una nuova politica della conservazione dei beni storico-artistici veneziani di cui Valcanover si fa interprete dopo la grande acqua alta del '66, dirigendo - con un finanziamento dell'Unesco - un'indagine a tappeto di rilevamento delle opere d'arte particolarmente bisognose di restauro, realizzando laboratori operativi e gabinetti scientifici di ricerca e documentazione e avviando un intenso programma di interventi di restauro grazie anche alla collaborazione dei Comitati privati per la salvaguardia di Venezia, che ancora oggi prosegue lungo quella scia.

«Così fu possibile» ricordava lo stesso Valcanover qualche anno fa «stendere programmi di intervento che tenessero conto delle priorità, in base alla documentazione raccolta». «La salvaguardia di Venezia deve moltissimo a Francesco Valcanover» ricorda Giovanna Nepi Scirè che gli succedette degnamente alla guida della Soprintendenza veneziana «è l’uomo che ha inventato le sponsorizzazioni culturali quando ancora non esistevano per salvare Venezia. Grazie alla sua tempestiva azione nacquero a fianco di Ashley Clarke, già ambasciatore britannico in Italia, i Comitati privati per la salvaguardia di Venezia e il loro intervento permise di mettere subito in sicurezza i beni che rischiavano il danneggiamento in laguna e in Veneto. Un grande maestro da cui ho imparato tutto».

Aveva lasciato Venezia già da diversi anni, dopo che era scomparso anche un carissimo amico come il grande storico Terisio Pignatti. E non si può tacere anche l’ attività e l’ impulso di storico dell'arte di Valcanover. A lui si devono la serie dei “Quaderni" della Soprintendenza, la collana dei cataloghi dei disegni delle Gallerie dell'Accademia - che ancor oggi prosegue - e monografie sulla pittura veneziana dal ’300 al ’700, da Tiziano a Tintoretto, a Carpaccio. Un uomo a cui la Venezia non solo artistica deve molto.

Enrico Tantucci

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