Venezia, mense Caritas aperte a Ferragosto: «Non lasciamo solo nessuno»
Tra città d’acqua e terraferma, sempre più persone si rivolgono ai servizi per chi si trova in difficoltà. Sensini: «Servirebbe un centro diurno per i poveri»

Non per tutti Ferragosto è sinonimo di festa, di pranzi in famiglia o grigliate con gli amici, di escursioni in montagna o di pomeriggi in spiaggia. E’ anche una data che può segnare solitudine e povertà per tante persone invisibili alla società, che sfuggono al conteggio degli ombrelloni aperti o chiusi, delle prenotazioni negli alberghi o nei ristoranti.
Senzatetto, disoccupati, famiglie in difficoltà e anziani soli, per i quali anche un pranzo può diventare un dono inestimabile e quel posto a tavola un motivo di sorriso. Ed è proprio per questo che il lavoro della Caritas non si ferma mai, nemmeno a Ferragosto: anche oggi le mense di Venezia, Mestre e Marghera resteranno aperte, garantendo ai poveri un pasto in compagnia.
«Si tratta di un servizio essenziale che non si può fermare», spiega il direttore della Caritas diocesana, Franco Sensini, «anche perché le richieste di aiuto sono in costante aumento ed è necessario dare delle risposte a queste persone».
Sono i numeri a scattare una fotografia della povertà tra città d’acqua e terraferma: ogni giorno siedono alle tavolate della mensa veneziana circa 60 persone, che diventano 75 a Marghera, dove la Caritas offre solo la cena visto che al pranzo ci pensano i frati cappuccini, da cui arrivano in media 120 persone, altre 100, invece, prendono posto alla mensa di Ca’ Letizia, a Mestre. E, viste le temperature record e l’ondata di caldo che non accenna a diminuire, le strutture quest’estate aprono un’ora prima, già alle dieci di mattina, per permettere agli utenti di stare in luoghi freschi.
Dietro a ogni piatto servito, ci sono ore di lavoro silenzioso dei volontari che si occupano dell’accoglienza, della cucina e delle pulizie, della distribuzione dei pasti. Volontari che si siedono accanto a queste persone, stringono le loro mani e le guardano negli occhi, permettendo loro di sentirsi viste e riconosciute. Sono sempre più, d’altronde, quelle che suonano ai campanelli delle strutture, chiedendo una mano.
«L’incremento dei bisogni è generalizzato e trasversale», aggiunge, «e riguarda sia i servizi di base, come la mensa e il centro di ascolto, dove arrivano sempre più persone, che i dormitori, il servizio delle docce e quello dei vestiti». Il progressivo aumento di utenti, spinge Sensini ad avanzare una proposta: la costituzione di un centro diurno per i poveri. «Certo, la volontà non basta, anche se già questa vuol dire tanto», ammette, «si tratta di un’idea che andrebbe condivisa con i volontari e con il territorio, perché serve una struttura adeguata. Di certo c’è che non resterebbe vuota, perché il bisogno di aiuto non manca».
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