La grande manutenzione dei campanili a Venezia: arrivano 15 milioni di euro
Fondi in arrivo da bonus, 8x1000, privati, ma resta primaria la pubblicità. Siglato un accordo tra Patriarcato e Procuratoria per aprire al pubblico quaranta chiese oggi non visitabili

In una città museo a cielo aperto, le chiese di Venezia custodiscono un tesoro nascosto e incommensurabile. E che però, al pari di ogni masegno cittadino, ha bisogno di una manutenzione perenne. Ecco perché - tra bonus facciata, 8x1000, fondi regionali e finanziamenti raccolti dai comitati privati - per il 2025 sono previsti ben 15 milioni di euro di restauri a favore delle chiese cittadine. Vale ad esempio per i cantieri in fase di realizzazione per i campanili di San Pietro di Castello, Madonna dell’Orto, Santo Stefano e quello, già iniziato, nella chiesa di San Martino a Burano.
Solo per questi interventi, la cifra prevista dalla curia di Venezia tramite finanziamenti (in parte interni e in buona parte esterni) è di circa 12 milioni. Poi sarà la volta del rifacimento degli impianti elettrici nella chiesa di Santa Maria Formosa che si aggiungerà ad interventi già in corso, grazie all’intervento di privati come Save Venice e ai fondi regionali, per il rifacimento della copertura in piombo nella basilica di Santa Maria Assunta a Torcello. Il problema, come conferma don Fabrizio Favero (vicario episcopale per gli affari economici), resta sempre lo stesso: il reperimento dei fondi. Ecco perché, dopo gli esperimenti degli anni scorsi tra cui quello sulla basilica della Salute, la strada dei banner pubblicitari sulle facciate resta una delle strade percorribili, nonostante i mal di pancia di qualcuno.
Ma in tema di esperimenti, la grande novità di quest’anno è rappresentata dall’accordo tra Patriarcato e Procuratoria per rendere accessibili sette giorni su sette 40 chiese, parte delle quali oggi è visitabile solo durante occasioni liturgiche.
L’altra parte invece, 20 chiese per la precisioni, sono invece chiuse da anni. E ora si preparano a vedere nuova luce. Si tratta, ad esempio, di chiese come quella di Sant’Andrea a piazzale Roma, in buone condizioni; oppure Sant’Aponal, chiusa da decenni; la chiesa dello Spirito Santo. Nel circuito di chiese che dal primo luglio diventeranno visitabili c’è anche, ad esempio, la chiesa di Sant’Antonin (con la cappella di San Saba, dove il doge Lorenzo Tiepolo fece deporre le reliquie di san Saba Archimandrita), la chiesa di San Fantin (completata dal Sansovino), San Beneto (demolita e ricostruita nel 1620 a causa del degrado), San Bortolo (chiusa da una ventina d’anni), San Marziale (la cui fondazione risale al XII secolo). Al tempo stesso, torneranno visitabili quelle chiese che negli ultimi anni sono state destinate ad altre funzioni, a cominciare da quelle archivistiche.
È il caso, per esempio, di a rialto ad esempio di San Giovanni Novo, dietro a campo San Filippo e Giacomo; oppure San Maurizio e San Vidal, usate come museo o sala concerti. Torneranno visitabili in maniera continuativa anche gioielli come San Gallo, la chiesa di San Nicolò al Lido e la chiesa di Santa Maria Assunta a Malamocco.
«In questi anni», spiega don Favero, «per le chiese chiuse si è cercato di privilegiare usi collegati a funzioni liturgiche. In prospettiva, l’idea è di farli diventare luoghi di catechesi o itinerari artistici di fede per gruppi che arrivano a Venezia. La diocesi in questi anni ha cercato con le risorse a disposizione di manutenere quelle chiese che di fatto potrebbero essere riaperte con poco sforzo. Siamo comunque ad un punto di svolta fondamentale perché questo accordo con la Procuratoria consentirà di fare rete per offrire molto di più a chi vive e a chi visita Venezia».
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