Venezia, il fascino irresistibile di “Vinegia” tra torri merlate e l’acqua intorno

La ricercatrice Sandra Toffolo racconta la storia del più antico disegno della città (datato 1350) ritrovato nella Biblioteca Nazionale di Firenze 

VENEZIA. Venezia, una città che da secoli esercita un fascino irresistibile. Lo conferma il più antico disegno della città datato 1350, ritrovato dalla ricercatrice Sandra Toffolo, olandese di origini italiane, nella Biblioteca Nazionale di Firenze. Si tratta di un disegno che raffigura una Venezia simbolica con torri merlate che ricordano Castello e l’Arsenale, ma anche tante chiese e canali. L’autore è il pellegrino Fra Niccolò da Poggibonsi che viaggiò verso Gerusalemme tra il 1346 e il 1350, passando al suo ritorno a Venezia. Il suo resoconto, a ridosso della terribile peste che avrebbe devastato la città nel 1348, è descritto nel suo Libro d’Oltramare, dove la città è chiamata “Vinegia”: «Vinegia è tutta in mare, che non à niente di terreno d’intorno (...) però ch’ella è fatta in altro modo che l’altre terre (...) e così per acqua, cioè in barca, si va per tutta la terra (...) e la città è tutta piena di case bellissime e con molti campanili, alquanti chinati che pare che cagino per li mali fondamenti, a cagione del mare non possono fare migliori fondamenti e credo che sia il più reale porto del mondo (...)». La storia del frate inizia proprio da quella città che lui disegna cercando di inserire gli elementi che lo avevano colpito.



Sandra Toffolo, lei è ricercatrice alla St. Andrew University in Scozia. Di cosa si occupa?

«Sono una storica, specializzata in storia rinascimentale italiana. Ho conseguito il dottorato all’Istituto Universitario Europeo a Firenze nel 2013, ma ho anche studiato all’università di Nimega (Paesi Bassi), all’Università degli Studi di Firenze di Perugia. Le mie ricerche si concentrano soprattutto su Venezia e la terraferma veneziana nel Rinascimento. Il mio libro, in uscita tra qualche mese con la casa editrice Brill, è un’analisi dettagliata delle descrizioni di Venezia e terraferma veneziana dal 1381 al 1509, quando Venezia divenne capitale di un ampio Stato sulla penisola italiana.

A quando risale la scoperta?

«A maggio 2019, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Benché il manoscritto fosse già noto alla storiografia, soprattutto grazie alle ricerche di Kathryn Blair Moore, l’immagine di Venezia non è mai stata menzionata dagli studiosi. Le mie ricerche trattano delle rappresentazioni di Venezia nel Rinascimento e, quando mi sono resa conto che era l’immagine più antica attualmente nota, sono stata molto felice. Ovviamente è l’immagine più antica escludendo mappe e portolani, come la famosa mappa di Fra Paolino, creata intorno al 1330 circa».

Che tipo di verifiche ha fatto da maggio a oggi?

«Negli ultimi mesi ho cercato di verificare questa immagine consultando manoscritti, libri, e articoli scientifici».

Che scenari apre una scoperta di questo tipo nel mondo della ricerca?

«La scoperta di questa immagine dimostra che già da secoli Venezia affascina i visitatori. Nel corso del tempo Venezia ha impostato innumerevoli descrizioni, disegni, dipinti e altri tipi di rappresentazioni, come la famosissima veduta di Venezia di Jacopo de’ Barbari del 1500».

Quale parte di Venezia disegna l’autore?

«È difficile dirlo: sembra che voglia piuttosto dare un’idea generale della città».

Qual è il suo legame con Venezia?

«Venezia è il fulcro principale delle mie ricerche più o meno dal 2008. In più, ho un legame anche più personale con la città. Sono cresciuta in Olanda, ma avevo i nonni in Friuli e, da quando ero bambina, sono venuta molto spesso a Venezia. Sono sempre stata affascinata da questa città unica e sono felice di avere la possibilità adesso di concentrarmi su questa città anche nelle ricerche e nel lavoro». —

Il disegno si trova nel manoscritto numero II.IV.101 che, come hanno raccontato il bibliotecario conservatore David Speranzi e l’assistente Adelina Taffuri, faceva parte della prestigiosissima libreria di Maria Caterina Strozzi, oblata nel monastero delle Montalve. Quando nel 1786 la patrizia muore, Pietro Leopoldo di Lorena si attiva affinché la collezione, suddivisa in libreria magliabechiana e laurenziana, passi al Granducato di Toscana. La magliabechiana viene unita alla palatina di Palazzo Pitti, mentre la laurenziana va al Granducato. Nel 1861, con l’unità d'Italia, le collezioni convergono su quella nazionale, sancendo la nascita ufficiale della biblioteca di Firenze che custodisce 25mila manoscritti, un milione di carteggi e autografi come quello di Machiavelli, 4000 incunaboli e 16mila cinquecentine. In questo labirinto di preziosi scaffali c’è il più antico disegno della città di Venezia, diventato grazie a Toffolo punta di diamante dell’intera collezione.

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