L’esperto: filmare e fermare i borseggiatori è legittimo, ecco perché

Salvatore Laganà, ex presidente del Tribunale di Venezia: «Così funziona l’Articolo 383 del codice di procedura penale». Il blocco del ladro è giustificabile dallo “stato di necessità”

Roberta De Rossi
Salvatore Lagana'
Salvatore Lagana'

L’Articolo 383 del codice di procedura penale autorizza il privato cittadino ad “arrestare” una persona, ma a condizioni precise: «Ogni persona è autorizzata a procedere all'arresto in flagranza, quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio. La persona che ha eseguito l'arresto deve senza ritardo consegnare l'arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria».

Quindi sì all’arresto, ma solo davanti a reati gravi, che non prevedono l’obbligo di denuncia da parte della vittima che li ha subiti. Sulla carta, non sembrerebbe rientrarvi automaticamente il “furto con destrezza”, il borseggio, per il quale la Riforma Cartabia ha introdotto l’obbligo di querela, con la conseguenza paradossale dell’obbligo anche di presenza in aula come teste del querelante, pena l’annullamento del processo, senza contare che il derubato è spesso un turista straniero arrivato a Venezia dall’altra parte del mondo.

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Due borseggiatrici

Ma c’è un ma, che rende più che possibile per il privato che si accorge di essere stato derubato, di bloccare il ladro fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Lo spiega l’ex presidente del Tribunale Salvatore Laganà, per il quale le denunce per “sequestro di persona” presentate da alcuni borseggiatori nei confronti dei borseggiati che li hanno bloccati, sono «accuse prive di sostanza.

«Una interpretazione letterale sembrerebbe autorizzare l’arresto da parte del privato solo per pene superiori ai 4 anni», commenta Laganà, «ma nei caso dei borseggi, a mio parere, bloccare il ladro è un modo di evitare reati superiori, quindi scattano le cosiddette “esimienti”: ovvero, blocco la persona che mi sta derubando, per evitare che si porti via cose che mi appartengono. Ritengo che sia pienamente dimostrabile lo stato di necessità, che giustifica l’arresto da parte del privato e insussistente un’accusa di “sequestro di persona”».

«Come del tutto legittimi considero anche i video fatti dai cittadini e che vedo contestati da taluni», conclude, «è un modo per assicurarsi la prova di un reato in assenza di arresto in flagranza e inquadra la persona in un luogo pubblico. Un altro modo per evitare conseguenze più gravi». —

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