Concerto di Natale a San Marco, Moraglia ricorda Alberto Trentini

Prima dell’inizio del concerto di Natale della Fenice in Basilica di San Marco, il patriarca Francesco Moraglia ha rivolto un saluto ricordando anche il cooperante lidense detenuto in Venezuela

Camilla Gargioni
Un momento del saluto di Moraglia
Un momento del saluto di Moraglia

Un ricordo speciale per Alberto Trentini e il senso di celebrare il Natale. Prima dell’inizio del concerto di Natale della Fenice in Basilica di San Marco, il patriarca Francesco Moraglia ha rivolto un saluto.

«Scambiarsi l’augurio di buon Natale può essere, per alcuni, una pura formalità o un’abitudine; per altri è un gesto ricco di senso, di verità, di gioia. In un tempo in cui ciò che conta è apparire, in cui siamo parti di una società tecno-scientifica e mediatica, immersi in una cultura postcristiana, per certi versi nichilista, che non sa più cosa farsene di Dio, che senso ha augurarsi ancora buon Natale?», le parole del patriarca. Moraglia guarda a una società sempre più votata al materialismo, invitando piuttosto a cercare e ritrovare la spiritualità.

«Si cercano nuovi nomi per nuove tipologie di reato - deepfake, stalking, doxing, cyberbullismo - che hanno la loro origine in tali atteggiamenti: banalizzazione del male, mancanza di rispetto, strumentalizzazione dell’altro, noia. Atteggiamenti che portano a negare la dignità della persona e così il partner, il compagno di classe, l’altro diventano oggetti da dominare». Poi, la chiusura ricordando Alberto Trentini, il cooperante lidense detenuto in Venezuela.

«Con un ricordo speciale ed affettuoso per Alberto Trentini e per la sua famiglia, auguro buon Natale a tutti, anche ai non credenti che, con onestà intellettuale, sono in ricerca e in tale onesta ricerca Dio, almeno in parte, è già reso presente».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia