Venezia e Mestre deserte, alberghi in ginocchio: oltre 100 in vendita, anche di lusso

Il 10% è già messo sul mercato. Gli altri hotel attendono la ripresa dei voli low cost, ma alcuni potrebbero non riaprire
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 26.02.2020.- Venezia deserta. Ponte della Paglia, San Marco.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 26.02.2020.- Venezia deserta. Ponte della Paglia, San Marco.

VENEZIA. Centrotré alberghi in vendita a Venezia tra città storica e terraferma. quasi il 10% del loro numero totale. Le offerte “caricate” dal sito specializzato Casa.it - a ieri - parlano più di ogni dichiarazione della situazione critica del settore alberghiero a Venezia, innestata dall’emergenza coronavirus. E non si tratta solo di piccoli alberghi. In vendita, ad esempio, con una richiesta di 170 milioni di euro, anche una coppia di hotel 4 stelle superior sul Canal Grande a San Polo, da oltre 200 stanze e con due ristoranti con terrazza.

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Qualche albergo riaprirà cautamente verso la fine di giugno, come riferisce il direttore dell’associazione veneziana albergatori, Claudio Scarpa, ma la realtà è che nessuno sa quando sarà possibile riprendere effettivamente l’attività con il virus, in attesa del ritorno dei turisti. E questo sta già scatenando un effetto darwiniano. Una selezione naturale per cui, chi ha le spalle meno solide o meno liquidità, probabilmente non riaprirà più. E mette in vendita la struttura, che potrebbe finire, a prezzi di saldo, nelle mani di qualche fondo di investimento straniero, come già successo a diversi alberghi veneziani, a cominciare dal Bauer. O peggio, come ipotizza lo stesso Scarpa, nelle mani della criminalità organizzata, interessata a diversificare gli investimenti e a riciclare denaro sporco.

I grandi gruppi, come ad esempio quello di Marseglia con l’Hilton Molino Stucky (ma il discorso vale un po’ per tutti), aspettano e non hanno per il momento in previsione di riaprire nemmeno a settembre. Perché se non tornano i turisti americani, quelli che in particolare riempivano gli alberghi di categoria superiore, ma anche i russi, è impensabile di rimettere seriamente in modo le attività alberghiere di prima.

«Il governo ha fatto benissimo a tutelare i lavoratori del settore alberghiero con la casa integrazione - è quello che in diversi ripetono - ma ora deve pensare anche agli imprenditori alberghieri, perché non si può vivere di cassa integrazione all’infinito, bisogna far ripartire anche le aziende turistiche. Per reggere servono risorse a fondo perduto e altro, magari sotto forma di defiscalizzazioni da scontare negli anni a venire. Con la fatturazione elettronica, è agevole stabilire quanto “produce” annualmente ogni albergo e quanto ha perso per la chiusura forzata imposta dall’emergenza coronavirus. Se non si fa questo, molti non sopravviveranno a Venezia e solo chi ha risorse importanti potrà aspettare l’arrivo della ripresa, per poi riaprire».

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Se gli alloggi turistici, rimasti senza clientela, tornano ora sul mercato anche per la residenza “normale”, con un effetto che comincia a farsi sentire nella città storica, gli alberghi restano legati alla loro natura. Senza turisti non possono riaprire, tranne poche e limitate eccezioni, e pertanto in molti aspetteranno tempi migliori, quando il virus permetterà un effettivo ritorno dei flussi turistici anche in laguna. —

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