Venezia. Chiude la pescheria Bassich. Paolo dice addio dopo 63 anni

Lo storico banco era diventato un’istituzione in campo Santa Margherita: «Stop, a 75 anni sono stanco». I clienti dispiaciuti : «Verrà a mancare un pezzo di storia di noi veneziani» 

VENEZIA In quel banco del pesce ci ha lavorato per 63 anni. Prima, da bambino, come aiutante del padre. Poi da titolare. Adesso Paolo Bassich, 75 anni portati benissimo, ha deciso di lasciare. L’attività è stata chiusa dal primo gennaio. E la storica «pescheria» di campo Santa Margherita è stata dimezzata. Un solo banco continuerà l’attività..

Una storia che comincia negli anni Cinquanta, quella raccontata da Bassich. «Allora c’erano più clienti, è chiaro», dice, «e c’erano più veneziani. Non era soltanto una cosa bella. Perché a Santa Marta abitavano anche in otto in una casa di 60 metri quadrati, con un solo gabinetto di un metro quadrato, senza bagno». Poi pian piano è arrivata la modernità. E il lavoro. «Clienti, lavoro che non è mai mancato», continua Paolo, «ma una vita dura». Sveglia alle tre del mattino, al mercato all’ingrosso a scegliere il pesce. Poi in banco fino alle due del pomeriggio.



«Perché me ne vado? Non mi pesava tanto la fatica, quanto i pensieri le responsabilità», dice ancora Bassich, «scegliere il pesce giusto non è cosa facile. E poi il mondo è cambiato. Una volta andavi al mercato all’ingrosso e facevi l’asta con i pescatori che mostravano la loro merce. Ognuno offriva un prezzo, poi vinceva quello che era disposto a pagare di più». «Oggi il sistema è diverso. Il mercato ha molti intermediari. C’è anche chi compra il pesce a Chioggia, Caorle e Jesolo e poi lo rivende ai dettaglianti. Ci sono anche sistemi strani di vendita. Le moeche ad esempio, merce rara. Te le vendono anche a 70 euro al chilo».

Paolo è un’istituzione a Santa Margherita. Il suo negozio di vicinato punto di riferimenti per tutti. «Ho provato un grande dispiacere quando mo ha detto che avrebbe chiuso», dice Gino Carteo, al secolo Luigi Michilin, storico tifoso della Reyer e cliente di Bassich. «Mancherà un pezzo di storia del nostro campo». Ma Paolo ha ormai deciso. «Basta, sono stanco. E poi i Veneziani non ci sono più. Ho preso le mie cose e comunicato ai miei clienti che avrei chiuso dal primo gennaio. Così ho fatto».

Ennesimo negozio che chiude i battenti. Anche a Rialto i pescivendoli sono in crisi. Pochi banchi, ridotti a 6 o 7. La metà di quanti erano solo pochi anni fa. —

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