Venezia, Canale dei Petroli e scavi del Mose cause dell’aumento di acque alte

La tesi degli ingegneri Vielmo e Di Tella. «I grafici dell’Ufficio maree lo dimostrano: la svolta a metà degli anni Duemila»
Le paratie del sistema MOSE in fase di sollevamento, dal fondale della bocca di porto di San Nicolò, durante le prove tecniche, Venezia, 14 gennaio 2020. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ CVN +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
Le paratie del sistema MOSE in fase di sollevamento, dal fondale della bocca di porto di San Nicolò, durante le prove tecniche, Venezia, 14 gennaio 2020. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ CVN +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

VENEZIA. In attess che sia pronto per difendere Venezia, il Mose un effetto lo ha già prodotto. Aumentando il numero e l’intensità delle acque alte. Non ci sono solo i cambiamenti climatici e il maltempo eccezionale. Ma anche gli scavi effettuati in laguna negli ultimi anni hanno contribuito ad aumentare il numero delle acque alte eccezionali.

È la tesi elaborata dagli ingegneri Vincenzo Di Tella e Paolo Vielmo, illustrata al Collegio degli Ingegneri di Padova. Che adesso sarà per la prima volta discussa all’Ateneo veneto, nel corso del dibattito sul sistema Mose organizzato per l’8 febbraio.



I dati sono quelli dell’Ufficio maree del Comune. Le statistiche decennali elaborate fin dal secolo scorso che adesso sono state «messe in fila». «Le acque alte sono esplose negli anni Sessanta, dopo lo scavo del Canale dei petroli», argomentano gli ingegneri, «poi di nuovo a metà degli anni Duemila, con lo scavo dei canali per il progetto Mose». Il grafico sembra dar loro ragione. La media annuale delle maree superiori a 110 centimetri sul medio mare subisce una prima impennata nel decennio 1961-1970, più che raddoppiando gli eventi fino ad allora attestati sui 10-12 l’anno. Nei decenni successivi le acque alte aumentano, ma con una crescita graduale. L’altra «botta» arriva nel decennio 2001-2010, quando le acque alte sopra i 110 arrivano a 52, e nell’ultimo periodo quando superano quota 70. Sono state 26 soltanto nel corso del 2019, l’annus horribilis dell’Acqua più alta di sempre dopo quella del 4 novembre 1966.

«È una notizia importante, certificata dai dati dell’Ufficio maree», commenta Stefano Boato, professore ambientalista, «lo diciamo da sempre che lo scavo dei canali ha contribuito allo sconquasso della laguna. E anche all’aumento delle acque alte».

Così, mentre si parla di Mose e di farlo entrare i funzione alla svelta, si riaccende il dibattito sugli interventi che potrebbero ridurre di un bel po’ la frequenza – e dunque i disagi – delle sempre più numerose maree medio alte. Dieci anni fa il Comune aveva messo a punto uno studio su cosa fosse allora necessario fare per ridurre le maree. Il ricercatore del Cnr Georg Umgiesser aveva quantificato in 20 centimetri il beneficio sull’altezza di marea se si fossero ad esempio aperte le valli da pesca e attuati interventi di difesa a mare. Ma nulla è stato fatto, nemmeno gli interventi di difesa locale degli abitati, lasciati a metà.

«Al contrario, si continua su una strada pericolosa», dice Boato, «se manteniamo le grandi navi in laguna avranno bisogno di scavare ancora canali e bacini».

E la laguna è sempre più a rischio. Se ne vanno ogni anno in mare quasi un milione di metri cubi di sedimenti, portati via dall’erosione e dal traffico di grandi navi e battelli turistici. Così le difese si riducono. E l’acqua entra in laguna con maggiore forza e velocità. «Problemi di cui si sente parlare troppo poco», accusano gli ambientalisti, «adesso si parla solo di Mose». Ultima riunione in Prefettura, mercoledì mattina, in cui si è illustrato il nuovo «cronoprogramma per le emergenze». Che andrà adesso reso operativo entro febbraio. Per tentare di avere il Mose funzionante – almeno per i casi di emergenza – entro l’estate. Ma intanto in laguna si vedono soltanto gli effetti negativi del grande Mose. La cementificazione e l’aumento della velocità delle correnti e dell’erosione. Adesso, stando agli ingegneri, anche delle acque alte. —


 

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