Venezia, Calatrava ripudia il suo ponte sul Canale
Parla il grande architetto catalano, progettista del discusso Quarto ponte sul Canal Grande: «Il collaudo è stato affidato a una ditta esterna, non c'entro con quello che è successo dopo. In altri posti del mondo non è così, io dirigo i lavori»

VENEZIA. Santiago Calatrava taglia i ponti con Venezia e disconosce la sua «creatura» lagunare. Il grande architetto catalano che è il progettista dell'ormai celebre e discusso Quarto ponte sul Canal Grande - poi ribattezzato ponte della Costituzione - si è reso protagonista di un clamoroso gesto di rottura a livello internazionale nei confronti della città e del modo in cui è stato accolta e gestita la sua opera, investita per anni da una valanga di polemiche e neppure inaugurata ufficialmente dal Comune di Venezia, (proprio temendo contestazioni) nonostante il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avesse personalmente chiamato Calatrava per essere presente all'evento.
Il progetto del Quarto Ponte sul Canal Grande di Calatrava, era infatti tra i finalisti del Premio Mies van der Rohe 2009 - uno dei più importanti riconoscimenti mondiali nel campo dell'architettura - i cui progetti sono stati esposti fino a pochi giorni fa alla Triennale di Milano in una mostra ad essi dedicata. Ma accanto ai progetti finalisti di celebri architetti come Zaha Hadid, Massimiliano Fuksas, David Chipperfield, di quelli del Quarto Ponte di Calatrava, pur selezionato, non c'era traccia. Al suo posto, un cartello che spiegava al pubblico che i progetti e i plastici del Ponte della Costituzione non erano esposti in mostra «per esplicita volontà del progettista».
Calatrava, insomma, di associare il suo nome a Venezia con la sua opera non ne vuol più sapere, tanto da volerlo far sapere a tutti anche a livello internazionale. In privato, l'architetto catalano avrebbe già confidato da tempo ad amici veneziani di non voler più mettere piede in laguna, proprio perché amareggiato per il trattamento subito, con l'Autorità per la Vigilanza sugli appalti pubblici che aveva addirittura invitato il Comune ad avviare un'azione di risarcimento danni nei confronri del progettista per presunti errori progettuali. Ma la lista di «torti» che Calatrava ritiene di aver subìto da Venezia è lunga e comprende il fatto di esssere stato escluso dall'inizio dalla direzione dei lavori della delicatissima opera, definita dallo stesso sindaco di Venezia di allora Massimo Cacciari «un prototipo» e poi di vedere affiancata ad essa un'ovovia per il trasporto dei disabili lungi dall'essere finita e che non piace a nessuno (associazioni dei portatori di handicap comprese), quando la soluzione che egli aveva previsto dall'inizio per affrontare il problema non era stata presa in considerazione.
«Ci abbiamo messo tutto il nostro cuore, non è una truffa: guardate le pietre, la qualità dei dettagli», aveva detto l'architetto alla presentazione del ponte finito, «Il mio progetto è stato approvato - aveva ripetuto - e il collaudo è stato affidato a una ditta esterna. Da quando ho consegnato il progetto io sono diventato un osservatore, non c'entro con quello che è successo dopo. In altri posti del mondo non è così, io dirigo i lavori». Per a questo a Venezia ora Calatrava non vuol più essere associato, tanto da «nascondere» il suo progetto.
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