L’orchestra della Fenice chiede la revoca di Venezi, rotto il patto di fiducia con Colabianchi
Lettera aperta dei professori: «La direttrice non è all’altezza, non garantisce né qualità né prestigio internazionale». Attesa in data 26 settembre l’assemblea generale, il giorno successivo avrà luogo la prima protesta

La lettera di scuse inviata due giorni fa non è bastata. Le spiegazioni non hanno convinto. La scelta non è stata condivisa. E soprattutto la nomina di Beatrice Venezi a direttrice musicale – da ottobre 2026 – non è all’altezza della storia del Teatro La Fenice di Venezia. «Non garantisce né qualità né prestigio internazionale». Per questo gli orchestrali del Teatro, riuniti ieri in assemblea, hanno deciso di chiedere al Sovrintendente Nicola Colabianchi di revocarle l’incarico.
Le appartenenze politiche non c’entrano, competenze e curriculum sì. «La nostra contrarietà alla nomina di Beatrice Venezi deriva esclusivamente dal profilo professionale del direttore musicale designato», recita la lettera firmata dalla professoresse e i professori d’orchestra del Teatro La Fenice, «il direttore Venezi non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice. Il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che, in passato, hanno ricoperto il ruolo di Direttore Musicale di questo Teatro. Venezi non ha mai diretto nei principali teatri d’opera internazionali, né il suo nome compare nei cartelloni dei più importanti festival del panorama musicale mondiale. Dove si manifesta dunque il “talento internazionale” che dovrebbe essere alla guida della Fenice? Quali prospettive di relazioni di alto profilo nel mondo musicale apre questa nomina?».
Una decisione incomprensibile per i musicisti, ma anche per molti amanti del Teatro se «a sole ventiquattr’ore dall’annuncio si registrano disdette da parte di abbonati storici. Un danno non solo economico per il Teatro, ma, soprattutto, d’immagine e di credibilità».
È «inaccettabile sacrificare la fiducia di un pubblico fedele, costruita e mantenuta nel tempo anche con difficoltà enormi». Un passaggio che suona come una risposta alla lettera che Colabianchi, due giorni fa, aveva inviato a tutti i lavoratori del Teatro spiegando «l’obiettivo strategico» della nomina di Beatrice Venezi: «Avere a Venezia un direttore d’orchestra di talento, donna, giovane e con una forte visibilità mediatica internazionale», argomentava, «è un investimento sul futuro della Fenice. Questa attenzione non è fine a sé stessa: si traduce in maggiore interesse da parte di sponsor e mecenati, in nuove opportunità di partnership e, in ultima analisi, in maggiori risorse».
Due visioni del mondo contrapposte, la certificazione che, per tornare alla lettera degli orchestrali, il rapporto di fiducia con il Sovrintendente è «ormai irrimediabilmente compromesso. Non riusciamo a riconoscere il Lei la guida del nostro Teatro». Una lettera molto dura, limata fino a sera, frutto di un lungo confronto.
Una lettera che sarà il documento di partenza dell’assemblea generale che si terrà in Teatro. Oltre agli orchestrali parteciperanno i coristi, i tecnici, gli impiegati, tutti i rappresentanti della professionalità del Teatro. Come noto la nomina-lampo è arrivata senza un confronto con i lavoratori ed è stata giustificata da Colabianchi con la necessità di evitare che la scelta di Venezi (vicina a FdI e alla premier Giorgia Meloni) diventasse un «caso politico».
Il sovrintendente si aspettava le contestazioni ma forse, nel novero delle possibilità, non aveva messo questa: il voto di sfiducia. Se la lettera dell’Orchestra è già chiara, potrebbe essere approvato un ulteriore documento dall’assemblea generale, anche se è probabile che, nel testo, non venga formalizzata la richiesta di dimissioni di Colabianchi. «Il rischio», per dirla con un orchestrale, «è che ci troviamo senza Colabianchi ma con Venezi».
Il sovrintendente, la cui speranza era di far digerire la nomina da qui a ottobre 2026, sembra avere una sola opzione per portare a casa la pelle: revocare l’incarico. Per farlo avrà bisogno della copertura del governo.
A meno che, di fronte a un’orchestra che non la vuole, sia la stessa Venezi a rinunciare all’incarico; è questa la via d’uscita più probabile. Senza revoca sarà battaglia continua: scioperi, flash-mob, iniziative. Tutto verrà deciso oggi. La prima protesta già domani sera quando l’Orchestra sarà chiamata a eseguire la Sesta Sinfonia in la minore di Gustav Mahler.
È soprannominata “La Tragica”, parla della lotta contro il destino.
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