Vacanze in grattacielo, il flop di Jesolo

JESOLO. Torri a Jesolo, si teme l’effetto domino per i grattacieli del lido che uno ad uno potrebbero adesso cadere, finanziariamente parlando. Le fondamenta sono più che solide, ma le vendite non sono andate come si sperava. Il primo sintomo, la messa all’asta dei 43 appartamenti della Torre Aquileia tra piazza Internazionale e piazza Mazzini, ha dato uno scossone alla città, come svegliata da un sogno che durava da una dozzina d’anni.
Piano regolatore. Approvato nel luglio del 2002, il Prg di Jesolo, tenuto in Regione quasi come un ostaggio ai tempi di Galan e Chisso, era tornato a Jesolo dopo mille sofferenze. Il capogruppo di maggioranza, allora, era Fabrizio Dal Col, che aveva lasciato, con il sindaco Renato Martin, la Lega di Bossi per abbracciare Haider e dargli addirittura le chiavi della città. Non passava giorno che non gridasse o minacciasse la Regione, che infine quel piano lo ha restituito. Ma rimase più che altro sulla carta perché, tradotto dal masterplan dell’urbanista giapponese Kenzo Tange, aveva proposto progetti quasi irrealizzabili, con arretramenti di alberghi e ricomposizioni spaziali che di fatto non ci sono state se non per rarissime eccezioni.
Le torri. La Torre Aquileia era la più famosa, progettata dall’architetto spagnolo Carlos Ferrater, realizzata dalla “Cis” immobiliare per un investimento da non meno di 25-30 milioni. Ottanta metri, 23 piani, 84 appartamenti, una decina di negozi, tra cui la sede della banca Popolare di Vicenza che aveva partecipato al finanziamento dell’operazione. Lavori iniziati nella primavera 2006, terminati nell’estate 2008. È la prima a vacillare. Un sinistro segnale era il mito secondo cui il “Matitone”, come viene chiamata la Torre, sembrava si fosse abbassato o fosse pendente per strani fenomeni geologici. Difficoltà nella vendita, appartamenti molto particolari come forma e dimensioni. Arriviamo così al concordato e l’asta dei 43 appartamenti, più negozi, con prezzi dai 350 mila a 650 mila euro. Non proprio noccioline. La torre Merville è quella sorta invece in Pineta, coperta di vetrate a specchio tra il verde e l’azzurro, che si mescolano ai colori dei pini e del mare. Oggi è stata in parte ceduta a un fondo immobiliare di Treviso che sta iniziando a vendere, abbassando non poco i prezzi, anche con permute veloci. Qui abita l’ex presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, oggi assessore di Brugnaro al Comune di Venezia. Concepita dall’architetto portoghese Byrne, lo stesso del nuovo teatro di San Donà, stessi costruttori, anche il Merville non ha dato i risultati sperati sebbene l’attico con piscina fosse proposto a quasi 5 milioni di euro e un appartamento attorno ai 6-700 mila. Le torri di piazza Drago hanno visto imprenditori noti del Sandonatese unirsi nel finanziamento. Tra questi il conosciuto Domenico Finotti, patron anche del ristorante Guaiane, amico della famiglia Zaccariotto, presidente a San Servolo. Vi abita l’ex sindaco e consigliere regionale Francesco Calzavara, al 16° piano con due appartamenti uniti. Poi un noto imprenditore e magnate della ristorazione cinese. Anche qui, vendite a rilento per una serie di motivi che per semplicità vengono associati alla crisi.
Il futuro. Ma quando veramente le torri andranno via come si sperava? «A Jesolo le torri non piacciono», ha analizzato riflessivo il sindaco, Valerio Zoggia, commercialista che di compravendite se ne intende e anche di urbanistica, «sono state richieste abitazioni nei villaggi, ville non troppo alte e con un po’ di verde. Questa è la richiesta al lido». E infatti oggi le operazioni immobiliari arrivano al massimo a otto piani. Un po’ più fortuna ha avuto la torre dell’imprenditore Gianni Gobbo, patron del King’s, in piazza Marina, dopo un sofferto concepimento tra blocchi e interventi della Sovrintendenza. È il grattacielo che si è difeso meglio finora, proprio frontemare. Altri due grattacieli di più modeste dimensioni sorgeranno alle spalle in piazza Brescia, poi ci sono gli interventi agli ex hotel London e Tritone verso piazza Manzoni. Certo è che il mercato adesso si è fermato, almeno in altezza.
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