«Usura a un negoziante» Chiesti 12 anni di carcere per l’ex finanziere Russo
CHIOGGIA. Trentaquattro anni di carcere: è la condanna complessiva reclamata dal pm padovano Roberto D’Angelo nei confronti di tre imputati per il reato di estorsione e usura, tra loro (all’epoca dei fatti) un brigadiere della Finanza in servizio nella Compagnia di Chioggia, chiamato a rispondere anche di corruzione continuata.
Vittima un commerciante del Piovese che, stretto nella morsa fra crisi, bisogno di liquidità, concorrenza spietata e banche pronte a chiudere i rubinetti, aveva cercato altrove dei prestiti. Altrove, ovvero da privati. Ed era precipitato in un incubo. Ecco le richieste della pubblica accusa: 11 anni di carcere e 10 mila euro di multa rispettivamente nei confronti di Antonio Salvino, cosentino 62enne con casa a Sant’Angelo di Piove (difensori gli avvocati Carlo Augenti e Andrea Capuzzo) e di Fabio Sartori, 43enne di Codevigo (avvocato Davide Scarso) e ben 12 anni e 12 mila euro di multa per l’ex finanziere Carmelo Russo, 55enne originario di Catania con residenza a Pontelongo (avvocato Alberto Di Mauro). Nel corso della requisitoria il pm D’Angelo ha ricostruito la vicenda – peraltro rammentando le parole della vittima interrogata in aula – e ha insistito sulle prove raccolte. Si è associato alle sue richieste l’avvocato Marco Lombardo, costituito parte civile per conto della vittima.
Il commerciante gestiva un piccolo supermercato. Di fronte all’urgente bisogno di danaro entra in contatto con Salvino che, tra marzo e maggio 2008, gli presta 50 mila euro in contanti. Ma, in cambio, si fa promettere non solo la restituzione del capitale: vuole 25 mila euro in più a titolo di interessi. È l’inizio di una spirale senza fine. Nello stesso periodo Russo, amico di Salvino, consegna al commerciante 20 mila euro applicando sempre quel patto usurario. E a fronte di quella somma esige ulteriori 30 mila euro di interessi. Tra l’ottobre 2008 e il febbraio 2009 si fa avanti Sartori che consegna in due occasioni un prestito di 20 mila euro reclamando, oltre alla restituzione delle somme, prima 5 mila poi 10 mila euro di interessi. La vita del commerciante finisce a rotoli. E gli affari pure: alla fine, terrorizzato, sarà costretto a consegnare ben 550 mila euro messi insieme grazie ad altri prestiti. Le richieste del terzetto si erano fatte sempre più pesanti con minacce di morte esibendo un bastone, a volte pure con un coltello: «Ti ammazzo... Guarda che i soldi costano...». E ancora: «Ti entro nel supermercato con il camion, non ho paura di nessuno... Vado in ospedale da tua madre e la faccio morire, chiedo i soldi a lei». Non basta. Abusando della sua posizione e contando sulla forza intimidatrice che derivava dal suo ruolo di finanziere, Russo aveva costretto il negoziante a fornirgli gratis bombole di gas per uso alimentare.
Oggi parola alle difese. E forse la sentenza. —
Cristina Genesin
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