«Una sola perizia» Il ricorso di Pipino riapre il processo

Il caso della morte di Luca Boscolo, investito in barca Il famoso ladro veneziano difensore dei carcerati si rivolge alla Cassazione

Una sola perizia. Fatta senza avvisare la controparte. È questo il motivo per cui la Corte di Cassazione aveva chiesto di riaprire il processo per Luca Boscolo, il ragazzino di 14 anni morto nel 1992 in un incidente nautico. Adesso il giudice civile ha stabilito che vanno fatti altri accertamenti. Soddisfatto il padre di Luca, Giampaolo. «Da 28 anni chiediamo giustizia», dice. Il giorno dell’udienza, nell’ottobre scorso, si era presentato davanti al Tribunale con una maglietta con su la foto del figlio. «È stato investito da un’altra barca, nessuno lo ha soccorso», dice.

Adesso la rivelazione. A firmare il ricorso è stato Vincenzo Pipino, ladro veneziano diventato famoso perché si occupa dei diritti dei detenuti in carcere. «Sono un amico di Boscolo», dice Pipino, «l’ho accompagnato all’udienza. Il giudice ha confermato la violazione della norma con la perizia che doveva svolgersi alla presenza di tutte e due le parti in causa, come prevede il Codice. Quando vi è una ordinanza del giudice per una perizia di ufficio devono essere presenti entrambe le parti in causa». Così non era stato. «Allora ho fatto personalmente un ricorso in Cassazione», dice Pipino, «e il giudice ci ha dato ragione».

«Vogliamo che finalmente sia fatta giustizia», dice Gianpaolo Boscolo, «per una tragedìa da cui non ci siamo ancora ripresi» Un incidente che aveva destato clamore a Sacca Fisola, dove vivevano i Boscolo, e in tutta la città. In una sera di ottobre il barchino su cui si trovavano Luca e suo fratello era stato investito da un altro motoscafo. Luca aveva sbattuto la testa, era stato sbalzato in acqua ed era morto annegato. «C’era soltanto un metro d’acqua, e nessuno lo ha aiutato», si dispera ancora oggi il padre. Così è cominciato il lungo iter giudiziario. Adesso riaperto dopo il ricorso in Cassazione di Pipino —



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