«Una sfida vinta, sei anni di duro lavoro»

La soddisfazione dell’imprenditore Valter Maritan : «Senza l’aiuto di mia figlia non ce l’avrei fatta»
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 09.10.2012.- Multisa Rossini, inaugurazione del complesso edilizio.- Nella foto la sala più grande 300 posti.- Nella foto da sx l'Ing. Angelica Maritan, il Dott. Valter Maritan della Finross e Mara Rumiz
Interpress/Mazzega Pellicani Venezia, 09.10.2012.- Multisa Rossini, inaugurazione del complesso edilizio.- Nella foto la sala più grande 300 posti.- Nella foto da sx l'Ing. Angelica Maritan, il Dott. Valter Maritan della Finross e Mara Rumiz

«Sei anni fa, quando ho iniziato questa avventura, pesavo 10 chili di meno: ma è stato un gran bel lavoro, grazie anche all’aiuto fondamentale di mia figlia Angelica, che ha lasciato le piattaforme petrolifere dove lavorava per venirmi aiutare in quest’avventura. Senza di lei non ce l’avrei fatta: ma è andato tutto bene, abbiamo rispettato i tempi e non abbiamo avuto neppure un giorno di malattia per infortuni sul lavoro», sorride (e un po’ si commuove) Valter Maritan, titolare della Finross - partner privato del Comune nel project financing Rossini - l’imprenditore che nel restauro ha investito 8 milioni di euro nel progetto. «Un po’ di più di quanto preventivato», ammette, «il che ci costringe a prevedere un tempo più lungo di rientro dell’investimento. È stata una sfida difficile, ma siamo stati fortunati, salve qualche imprevisto costruttivo dovuto alla vetustà dell’immobile». Così la concessione stilata con il Comune è stata estesa a 24 anni: l’edificio resta pubblico, il cinema pure, la gestione ristorante (rilevato dal prosciuttificio friulano Doc Dall’Ava), bar (Pasticceria Marchini), supermercato (Auchan Simply), due appartamenti sono la contropartita economica per l’azienda. Maritan snocciola numeri, come i 330 pali di cemento armato e acciaio infissi per 15 metri di profondità per realizzare un edificio dentro l’edificio (staccato) preesistente e i 200 chilometri di cavi elettrici stesi, il “cuore” del nuovo cinema: «Io non ne capisco nulla, ma qui è tutta “domotica”, da casa con il tablet possono alzare l’aria condizionata o chiudere le luci».

«Vista la struttura, il Rossini è “nato” così: non poteva essere altrimenti», commenta l’architetto Silvio Fassi, che con la collega Laura Bonagiunti ha firmato progetto e direzione artistica, «sono partito dalla necessità di mantenere il livello della precedente galleria in calcestruzzo, degli anni Cinquanta, e poi la decisione di inserire la struttura mantenendola staccata dalle murature ottocentesche è venuta naturale. Da amante del cinema, è stato molto piacevole occuparsi di questo intervento». E l’entrata “dal retro” rispetto a quella tradizionalmente principale, riservata al supermercato? «Certo, c’era un’esigenza di ottimizzare gli spazi del supermercato, ma ho fortemente voluto l’ingresso da calle della Mandola, molto più inserito nel complesso urbano della città». (r.d.r.)

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