Una prima casa a «impatto zero» Così Sottomarina guarda al futuro

Un particolare della casa a «impatto zero»
Un particolare della casa a «impatto zero»
 
SOTTOMARINA.
A vedere il cantiere uno non se lo immagina, eppure «Oversea Building» porta Sottomarina nel futuro e in una pubblicazione che raccoglie i progetti più prestigiosi dell'architetto Simone Micheli.
 E' sua la firma di questa palazzina, commissionata dal gruppo Ghirardon, che prende forma in via Pegaso, laterale di via Colombo parallela al Lungomare adriatico, e che al momento non dà nell'occhio.  Ed è esattamente così che dev'essere perché «l'opera», come la definisce il suo demiurgo, deve iscriversi nel contesto rispettandolo, rinunciando alla sensazione dell'impatto.  «Oversea Building» è infatti la prima costruzione in Veneto interamente ecosostenibile, perciò a «impatto zero». Per i Ghirardon il progetto rappresenta un salto di qualità verso un nuovo concetto del costruire; una lodevole scommessa per l'avvenire, volendo pensare che questo sia un segnavia per le nuove costruzioni, un cartello direzionale verso un'immagine avanguardistica della città.  Nuove generazioni di imprenditori hanno cercato il contatto con l'architetto che lega il suo nome in tutto il mondo a costruzioni di cui cerca il valore «etico e contenutistico oltre che iconico». E mentre racconta le fasi di divenire del progetto, presentato venerdì sera opportunamente in riva al mare, parla di partiture in cemento faccia a vista e di lastre lucidate ("non le avete tagliate, vero? - ripete ai tecnici- non dovete tagliarle!"), di plastiche affogate nel gesso, di stilismo e lavoro dovizioso sui dettagli, insomma, di sperimentazione.  La platea, costituita, oltre che dagli addetti ai lavori, dai clienti (tutti gli appartamenti sono stati già venduti sulla pianta) sembra rendersi conto solo in quel momento di non avere acquistato un semplice appartamento (costoso) nel cuore della Sottomarina balneare.  «Lo capirete quando ci sarete dentro» spiega l'architetto, che ama dire e disdire senza troppo svelare. E racconta del piano interrato (i garage) il cui pavimento, anche quello in cemento, è punteggiato con inserti d'acciaio; del punto di sbarco dell'ascensore; dei battiscopa e degli zerbini incassati e delle cassette delle lettere, tutti disegnati da lui.  E poi c'è tutta la tecnologia, frutto di anni di ricerca nel campo dell'ecoinnovazione, che rende l'«Oversea Building» interamente autosufficiente nel fabbisogno energetico perché impiega sistemi integrati geotermici e fotovoltaici. Tutto invisibile: scambiatori di energia nel sottosuolo e celle fotovoltaiche integrate negli elementi architettonici della facciata di vetro. Insomma con questa costruzione Sottomarina entra di diritto nel futuro. Alessandra Lionello  

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