Una carriera dal Venezia alla Roma Muore l’ex calciatore Fabio Enzo

CAVALLINO
Lui che era stato etichettato dagli avversari in campo come un panzer, famoso per la potenza dei suoi tiri di sinistro, l’aveva scambiata inizialmente per una semplice influenza e invece gli è stata fatale. È rimasto vittima del coronavirus a 74 anni, a un mese esatto dal suo ricovero, dopo aver scoperto di essere stato contagiato, Fabio Enzo, ex centravanti di serie A, una vera e propria celebrità nel mondo calcistico per la variegata carriera nelle squadre di club italiane.
Era stato ricoverato l’8 dicembre scorso al Covid Hospital di Jesolo con i sintomi già da qualche giorno. Da tre giorni era ricoverato a San Donà, dopo che si era negativizzato al Covid. Un decorso che progressivamente si era via via fatto più preoccupante, con l’aggravarsi della situazione di settimana in settimana, tanto che giorni fa gli era stata praticata una tracheotomia per connetterlo alla ventilazione meccanica. «Ero stato ricoverato il giorno prima di lui», lo ricorda con molta commozione il suo grande amico e titolare del ristorante “da Bepi” di Jesolo, Francesco Cancian, «da allora non l’ho più visto. Io fortunatamente ne sono venuto fuori dopo 15 giorni. Purtroppo si era fatto ricoverare tardi. Gli amici gli consigliavamo: “Vai a farti vedere”, ma lui sottovalutava questa brutta malattia, diceva che era solo un’influenza e non l’aveva presa sul serio, si considerava più forte di tutto».
«Fabio era straordinario per i suoi pregi, e anche per i difetti», ricorda ancora Cancian, «tutti lo ricorderanno per il suo cuore grande e per la sua umiltà, una persona che non si era mai montata la testa nonostante i suoi successi sportivi. Una volta andammo a vedere una partita di Coppa, Roma-Real Madrid. Ovunque andavamo, nella capitale, lo conoscevano tutti, spesso appena sentivano il suo nome si fermavano ad applaudirlo. Una settimana prima del ricovero mi aveva raccontato, entusiasta, di aver rivisto un compagno che aveva giocato con lui a Foggia».
La sua scomparsa ha fatto rapidamente il giro dei siti sportivi: dalla società giallorossa, che lo ricorda con affetto, alla Biellese, fino al Venezia, dov’era cresciuto. Tutti hanno avuto un pensiero per la morte dell’ex calciatore.
Una figura di sportivo che sul litorale è ricordato quasi come una leggenda, tornato ad allenare la squadra del Treporti negli anni ’80, negli anni in cui l’ex sindaco Claudio Orazio militava come capitano della squadra. Un uomo che ha ispirato generazioni di giovani calciatori veneziani, tanto che lo scrittore e coach Adriano Berton, suo compaesano di Cavallino-Treporti, gli ha addirittura dedicato il libro “Fabio Enzo, re di Roma”, ricordando la sua militanza e le sue stravaganze. Lascia la figlia Daria. I funerali venerdì alle 15 nella chiesa di Santa Maria Elisabetta a Cavallino. —
FRANCESCO MACALUSO
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