Un sistema automatico per rilevare le fiamme

SAN DONÀ. Un sistema moderno di rilevazione d’incendio che scatta automaticamente forse avrebbe potuto evitare il rogo alla Se.Fi. Ambiente che ha terrorizzato il Basso Piave o quantomeno ridurne gli...
BON - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - INCENDIO DITTA SAFI
BON - DINO TOMMASELLA - SAN DONA' - INCENDIO DITTA SAFI

SAN DONÀ. Un sistema moderno di rilevazione d’incendio che scatta automaticamente forse avrebbe potuto evitare il rogo alla Se.Fi. Ambiente che ha terrorizzato il Basso Piave o quantomeno ridurne gli effetti. Lo pensano gli addetti ai lavori, anche se, bisogna subito precisare, che questo tipo di allarme non è obbligatorio per legge. Nell’azienda di stoccaggio e raccolta rifiuti e oli esausti in via Argine di Mezzo è tornata la calma, in attesa dei lavori di ripristino che seguiranno il piano di demolizione e bonifica del grande capannone da 5 mila metri quadrati. I danni sono ingenti, dovrebbero aggirarsi attorno a un milione, anche se sono ancora in corso le perizie assicurative della Bre Assicura.

I residenti continuano a essere preoccupati e chiedono certezze sull’inquinamento ambientale. Il sindaco Andrea Cereser, come autorità di pubblica sicurezza, ha confermato che non ci sono misure straordinarie adottate e non è più in vigore il divieto di raccogliere ortaggi e frutta nel raggio di 500 metri. Manca solo un esame dei campioni d’aria raccolti da Arpav, per la diossina, al momento non vi è alcun allarme per la popolazione. «Questa è un’azienda seria», ha detto Cereser, «certificata e con un piano di sicurezza che rispetta scrupolosamente la legge, ora confidiamo che l’attività possa ripartire». Ma è anche vero che il sistema antincendio non è scattato e sono stati alcuni vicini di casa a chiamare i vigili del fuoco quando hanno visto il fumo uscire dal capannone martedì notte. In un paio d’ore è bruciato tutto con lingue di fuoco di 50 metri. Oggi esistono sistemi antincendio, molto costosi nell’ordine dei 50 o 60 mila euro, che rilevano fumi e fuoco e fanno scattare i sensori, getti d’acqua e schiume all’istante. Ma la gente di Chiesanuova e Passarella ha paura: «Chi si fida oggi a raccogliere frutta e verdura. Chissà cosa abbiamo respirato e cosa ha bruciato, forse non lo sapremo mai». (g.ca.)

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