Un distretto della pizza a Jesolo

Sono oltre 150 i locali, molti quelli storici: un fatturato di 200 milioni l’anno

JESOLO. Uno scorcio di Napoli sul piatto. Parlare di pizza a Jesolo oggi vuol dire parlare di globalizzazione. La pizza ha conquistato Jesolo da 60 anni e oggi, sul litorale, garantisce almeno 200 milioni di euro di fatturato. Un distretto economico a sé. Il segreto è nelle 8 ore minime di lievitazione, le farine semplici, il pomodoro e il fior di latte, poi la cottura a forno a legna e aggiunta di “vasinicola”, la versione in napoletano del basilico.

Jesolo ha saputo valorizzare il prodotto pizza con i suoi gestori storici e i suoi pizzaioli, molti dei quali arrivati negli anni ’60 e ’70. Autentici maestri del forno approdati alle spiagge quali Mario Cuomo, Antonio e Francesco Basciano, Giggino Alvarez, Antonio Valerio, Stefano Romano, Armando Chinnici e altri. Oggi sono ancora in attività Francesco Basciano, Armando Chinnici, Gianmarco Baldo, Giovanni Da Re, Salvatore Bottone. Solo a Jesolo, circa 150 le pizzerie, una quarantina a Cavallino Treporti, senza contare le altre località turistiche.

«Discendere dalla famiglia forse più vecchia di pizzaioli Napoletani, i Mattozzi», spiega Francesco Basciano, «mi obbliga con molto piacere a non potermi discostare dai dogmi della pizza napoletana tradizionale che sta vivendo anche qui nel litorale del Veneto orientale un grande ritorno. Ma ancora poche sono le pizzerie che la servono secondo la ricetta tradizionale, anche se ci sono prodotti che raggiungono un buon livello grazie ai gestori che sanno scegliere i loro collaboratori, con la linea di prodotti».

«Tanti gli avventurieri che fiutando il business rovinano il nome del prodotto pizza. Jesolo e tutto il Veneto orientale hanno avuto e hanno grandi gestori di pizzerie», aggiunge Francesco Basciano, «penso ad Adriano Enzo della pizzeria Mille Luci, la famiglia Buscato che ha saputo continuare la tradizione della pizzeria da Mario. E ancora l’Apollo 2000 in pineta gestita dalla famiglia Dalla Pria, il Cibus Club di Paolo Ballarin a Cavallino e la pizzeria Jolanda, sempre a Cavallino, della famiglia Chiaranda. E ancora Il Big Ben di Vincenzo Sansalone, lo Stiefel di Valter Cancian a Jesolo. «Tutte le mode passano, ma la pizza no e ancora rappresenta una delle attrazioni maggiori e fonte di reddito», conclude Basciano che sta pensando a un libro sulla storia dei pizzaioli che hanno lavorato a Jesolo. (g.ca.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia