Un cantiere «trottola» Pavi Nord senza pace «Così non si può lavorare»

Due immagini dell’area in via Altinia destinata a parcheggio di macchinari per asfaltatura e messa sotto sequestro per abuso edilizio
Due immagini dell’area in via Altinia destinata a parcheggio di macchinari per asfaltatura e messa sotto sequestro per abuso edilizio
 
DESE.
Nell'arco di qualche anno ha cambiato più siti il cantiere della Pavi Nord Srl, che un temporary shop. «Cosa deve fare un imprenditore per poter lavorare?». A porre la domanda è Massimo Vazza, il titolare della ditta che si occupa di manutenzioni stradali, il cui parcheggio per i mezzi, in via Altinia, è stato sequestrato di recente perché non aveva ottenuto il cambio di destinazione d'uso: lui è indagato per abuso edilizio. Vazza riconosce di non aver atteso l'autorizzazione, affrettando i tempi, ma sulla base di promesse ben precise. Per capire va ripercorsa la storia. La Pavi Nord si trovava in via Pioppi, a Catene; però i residenti non la volevano.
 L'accusa era di creare disturbo, leggi rumore e polveri causati dal via vai delle macchine. Così Vazza aveva trovato un'altra sistemazione a Villabona, a poche centinaia di metri, vicino al parco ferroviario. «Il Comune - spiega - aveva già rilasciato la concessione, ma i cittadini hanno fatto le barricate. E così ci è stata revocata la concessione, con la scusa che il sito era vicino ad un elettrodotto e che non si poteva stare esposti più di 4 ore. Ci siamo rimessi in cerca e abbiamo trovato una nuova area, sempre nei paraggi, e ricevuto l'autorizzazione per 5 anni, fino al 2009. Prima che scadesse ci siamo rimessi a cercare. A Marghera volevano che ce ne andassimo, così ho trovato un terreno in vendita della Venezia-Padova, vicino alle fasce di rispetto della bretella autostradale a Dese. Dunque con la possibilità di trasformarlo in una destinazione legata a servizi e viabilità, quali noi siamo».  Vazza prende accordi con le due Municipalità (Mestre e Favaro), incontra delegati e presidente. «Favaro ci ha dato l'ok perché il sito era in abbandono e necessitava di essere rimesso in sesto, Marghera era più che felice. A questo punto acquisto». La ditta compera anche una casa abbandonata e trasferisce lì la sede legale. Poi si reca al Suap (Sportello unico attività produttive) per chiedere come fare, concorda la soluzione e presenta richiesta formale. A febbraio sposta i mezzi e libera il sito di Marghera, per la gioia degli abitanti. In attesa del cambio d'uso però, utilizza il sito sgomberato e adeguato a parcheggio e incappa nel sequestro. «D'accordo - spiega - ammetto l'errore, fatto però a monte di precise volontà politiche. ma da qui ad essere indagato, con tanto di denuncia per scempio ambientale...». Senza contare che per un difetto nella procedura, il sequestro è stato effettuato due volte con tanto di dissequestro durato un minuto. Per lavorare la Pavi Nord ha dovuto affittare per 6 anni un ulteriore sito a Villabona, al civico 126, trovato alla velocità della luce, dove ha trasferito i mezzi. «Il paradosso - racconta - è che in questa zona le strade da percorrere sono interdette ai mezzi pesanti nonostante la destinazione d'uso e dunque ho dovuto richiedere un altro permesso alla polizia. Che non arriva... Che devo fare? Ho 15 dipendenti e non ho mai usufruito della cassa integrazione. Così è impossibile lavorare».  Adesso la Pavi Nord, accusata anche di avere abbattuto un «piccolo bosco spontaneo» (in realtà cespugli pieni di pantegane), deve ripresentare un nuovo progetto al Suap, sperando di ottenere questa volta il permesso. Nel frattempo si è rivolta al Tribunale del riesame.

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