Uccisa al nono mese di gravidanza

OLMO. Erano le 21.55 di sabato 29 aprile 2006, ora in cui non si ebbero più notizie di Jennifer Zacconi. Aveva 20 anni, ne avrebbe compiuti 21 qualche giorno dopo, ed era prossima a dare alla luce Hevan.
Jennifer doveva vedersi con Lucio Niero, indicato da subito come il padre del nascituro che non voleva riconoscere. Il posto scelto era fuori dal campi sportivi di via Baracca a Olmo, distanti poche centinaia di metri da dove la giovane abitava. All’epoca lui aveva 34 anni (ora ne ha 41), abitava a Maerne, sposato e padre di due bimbi. In precedenza aveva gestito l’«Affinity» di Olmo, molto frequentato dai giovani della zona ma non solo. A mezzanotte e 40, sul telefonino della mamma della ragazza, Anna Maria Giannone, arriva un messaggio dove la figlia dice di essere in auto, direzione Nova Gorica in Slovenia, con un’altra futura mamma e il fratello. Il messaggino dice pure che lei è «stanca di essere presa in giro e che sarebbe tornata a casa l’indomani o al massimo lunedì 1 maggio». A quel punto la signora Giannone comincia a chiamarla sul cellulare ma non ottiene risposta. Alle 6 di domenica 30 suona per l’ultima volta libero. E anche di Niero si erano perse le tracce. Nel frattempo gli inquirenti iniziarono a cercare il corpo di Jennifer, fino alla svolta di sabato 6 maggio, giorno i cui carabinieri rintracciano Niero a Milano, dopo una telefonata fatta alla moglie. Di fronte ai militari subito l’uomo inizia a parlare, confessando il delitto: Jennifer non solo in Slovenia non ci è mai andata ma è stata uccisa la sera del 29 aprile.
Dapprima è stata colpita all’addome più volte, poi, priva di sensi, è stata gettata in una buca dietro un distributore di benzina in via Circonvallazione a Maerne. Di fatto, Jennifer è morta respirando fango. Niero è stato condannato a 30 anni. (a.rag.)
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