Uccide uno storno a caccia Confisca, multa e processo

Cinto. L’uomo è stato sorpreso dalla polizia provinciale subito dopo gli spari Pagherà 4 mila euro perché l’uccello fa parte della lista delle specie protette
Due cacciatori ripresi durante una battuta. ETTORE FERRARI /ANSA/JI
Due cacciatori ripresi durante una battuta. ETTORE FERRARI /ANSA/JI

CINTO. Due cacciatori appostati per sparare alle allodole, due guardacaccia nascosti per controllarli. Alcuni colpi in rapida successione hanno fatto cadere a terra non solo le allodole, colpite dai due cecchini, ma anche uno storno (sturnus vulgaris) compreso nelle specie protette, quindi non cacciabili in base ai divieti della Comunità Europea. Quando il collega gli ha detto che non avrebbe dovuto sparare allo storno, ma nemmeno al fringuello, alla pispola, al frosone ed alla peppola, in quanto era stata ritirata la proposta di caccia in deroga avanzata dall'assessore regionale Daniele Stival per queste specia di uccelli, lo ha gettato tra le alte erbe di un campo. Troppo tardi. Erano entrambi nel mirino dei due gardiacaccia che si sono avvicinati chiedendo come fosse andata la battuta e se avessero visto passare gli storni. Davanti a domande così mirate il cacciatore ha ammesso di averne ucciso uno, ma che vista la situazione di incertezze in materia di caccia di questi ultimi giorni, e la scarsità di informazioni, non era venuto a conoscenza della sospensiva di caccia per questa specie. Insieme alla Poliziotta Provinciale, ha recuperato lo storno e mentre lei lo riponeva quale corpo del reato e prova inconfutabile della trasgressione, il collega ha iniziato la redazione del verbale che si rivelerà per il cacciatore un vero e proprio salasso finanziario. Come se ciò non bastasse è scattato anche il sequestro dell'arma e la possibilità quasi certa, di incorrere anche in un processo penale che tra avvocati, verbale della Polizia Provinciale, sanzioni amministrative e quant'altro si aggirerà sui quattromila euro.

Ed il caso non è isolato ed è per questo che i cacciatori se la prendono con le associazioni e mettono sotto accusa la Regione perché mentre lei si è subito tutelata con l'immediata sospensione della caccia in deroga ai cinque volatili per non incorrere nelle pesanti senzioni che l'Europa avrebbe inflitto alla Regione Veneto, le associazioni non hanno informato subito gli affiliati del cambiamento di programma e come in questo caso, la non conoscenza del divieto ha fatto il resto. Infatti la decisione in Regione di congelare la proposta di Stival era stata presa solo qualche giorno prima dell'accaduto e con ogni probabilità, secondo quanto hanno affermato alcuni cacciatori, non tutti erano stati messi al corrente delle decisioni regionali dalle loro associazioni.

Gian Piero del Gallo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia