Tutta Italia in piazza tranne il liceo di San Donà. Il preside sbeffeggia gli studenti che protestano

Il preside Rosato attacca gli studenti e il governo in un post: «Li giustificheremo tutti perché così piace al ministro. Gretini». Poi abbozza: «La battaglia per il clima è importante ma resti fuori la politica. Spegniamo i telefonini, sosteniamo il biodiesel»  
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - MANIFESTAZIONE STUDENTESCA PER IL CLIMA -IN PIAZZA INDIPENDENZA
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - MANIFESTAZIONE STUDENTESCA PER IL CLIMA -IN PIAZZA INDIPENDENZA

il caso

Il suo post su Facebook è uno sferzante commento contro lo sciopero per il clima di ieri, destinato agli amici, veri e virtuali. Commento diventato subito virale e così il dirigente del liceo scientifico Galilei di San Donà è diventato un caso. Valter Rosato è sempre stato un uomo contro e nel mondo della scuola ha affrontato tante battaglie. Ed evidentemente devono pensarla così anche molti studenti (e molte famiglie) dello stesso istituto: ieri, infatti, oltre il 41% degli iscritti del Galilei ha scelto di restare in classe.

«I ragazzi che escono da scuola in motorino», riflette Rosato, «si fermano con gli amici davanti al cancello lasciandolo acceso e sgasando perché fa figo. A 18 anni, quando hanno la patente, usano l’auto anche per fare 200 metri. E ci sono quelli che escono dall’aula o la propria stanza e lasciano la luce accesa, o sbattono l’immondizia dove capita, alla faccia della differenziata. Li giustificheremo tutti perché così piace al ministro, “Gretini”».

Il post doveva essere limitato a un circolo ristretto, ma qualcuno ha fatto uno screenshot, fotografando lo schermo, e lo ha diffuso. Anche tra gli studenti. Ed è calato il gelo. Nel blasonato liceo sandonatese, fucina delle menti del basso Piave che prepara la classe dirigente, meglio se borghese e della città, dove fino a qualche lustro fa le sezioni corrispondevano più o meno al censo e alla posizione sociale, dalla A e B fino alla D e oltre, circa 350 studenti sono rimasti a scuola su 850. Il 41% ieri non è andato in piazza con gli altri studenti della cittadella scolastica di San Donà che va da viale Libertà a via Perugia.

Rosato, 57 anni, un passato ormai lontano vicino alla sinistra, la passione per la politica e il blues, una foltissima chioma riccia da rockettaro, ha vissuto un’esperienza in Scelta Civica a Mestre, quindi una lista civica vicina a Brugnaro.

Subito puntualizza: «La politica non c’entra ovviamente, solo vorrei dire ai ragazzi di non commettere gli errori della mia generazione, quando scendevamo in piazza perché pensavamo che il “sol dell’avvenir” fosse oltre cortina e ci siamo sbagliati. Il tema della tutela dell’ambiente non si discute, ma l’approccio deve essere laico e non ideologico. I ragazzi spegnerebbero quel telefonino che provoca inquinamento elettromagnetico e per essere costruito in Cina fa migliaia di chilometri da un continente all’altro inquinando il pianeta?», si chiede. «Io credo che il cambiamento si debba affrontare ognuno modificando le proprie abitudini, nel rispetto dell’ambiente e delle istituzioni e credendo anche nella politica che ha il compito di cambiare le leggi. Ad esempio il biodiesel che inquina il 30% in meno: basterebbe abbassare le accise per incentivarlo. Ci sono auto che potrebbero già oggi andare ad alcol o olio di colza con delle modifiche al motore. Scendere in piazza non serve a nulla, se non si riflette davvero su cosa possiamo fare per l’ambiente e quali vere battaglie. Da noi ieri si sono tenute regolari lezioni con gli studenti, 350 circa. Tutti hanno scelto liberamente e senza costrizioni, minacce o paure. È un segnale importante perché non tutti si sono conformati e questa ondata di protesta che non si sa bene da dove arrivi e ha il volto di una ragazzina arrabbiata cui tutti ora danno retta».

«Il ministro», conclude, «sta giustificando i ragazzi, ma mi chiedo cosa sarebbe accaduto se a portare avanti certi temi fosse stata, ad esempio, la Gelmini. Dico che non può passare questa logica di un ministro che fa questo». —

Giovanni Cagnassi

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