Truffa per falsi incidenti stradali «Condannate otto imputati»

Nell’inchiesta erano rimasti coinvolti la titolare dell’agenzia automobilistica “Road Venezia” Adriana Laghi, 65 anni di Camposampiero, l’amministratore del “Punto Salute” di Spinea Roberto Gesuato, 42 anni di Borgoricco, e quattro medici padovani. Al centro una serie di falsi incidenti stradali ideati per truffare le assicurazioni. Ieri, il pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi ha chiesto la condanna a complessivi sei anni e tre mesi di reclusione per otto degli imputati, tra cui due medici, e l’assoluzione per altri otto, tra i quali gli altri due medici. Queste le pene richieste dal pubblico ministero (l’udienza è poi stata rinviata al 12 febbraio dal giudice monocratico Stefano Manduzio): per Gesuato e Laghi un anno e quattro mesi di reclusione; per il 55enne medico legale di Albignasego Enrico Ceri due mesi di reclusione; per il 49enne oculista di Cittadella Vito Maria Strollo un mese; inoltre per quattro automobilisti che ci avrebbero guadagnato - Antonietta Sico (44 anni, Mestre), Selenia Zennaro (29, Chirignago), Patrick Zuin (23, Mestre) e Maria Teresa Cavaldoro (45, Mirano) - dieci mesi di reclusione ciascuno. Per gli altri, tra cui l’ortopedico padovano Angelo Rioda e il medico legale Luigi Sergolini, la rappresentante della Procura ha chiesto l’assoluzione.
Tutto è cominciato grazie ad una denuncia dell'avvocato ferrarese Riccardo Caniato che rappresenta la “Fondiaria Sai” e la “Milano Assicurazioni”, le società che avrebbero subito un notevole danno e che si sono costituite parte civile chiedendo il risarcimento dei danni. Stando alle accuse, erano sostanzialmente due i sistemi adottati per ottenere indennizzi che non spettavano perché il sinistro era inventato o comunque ben più alti di quelli che dovevano ottenere. E i soldi finivano all'agenzia della Laghi, che probabilmente pagava i medici che, stando alle accuse, si sarebbero prestati a documentare lesioni inesistenti o più gravi di quelle effettive.
Gli investigatori, ad esempio, avrebbero scoperto che alcuni incidenti denunciati erano effettivamente accaduti, ma il trasportato rimasto ferito era del tutto fasullo, poi ci pensavano i medici a inventare lesioni, ferite e invalidità. L'altro sistema si limitava a registrate la lesione realmente subita, ma che nulla aveva a che fare con un incidente stradale. Oltre alle segnalazioni delle pratiche sospette delle assicurazioni coinvolte truffate, alle indagini degli investigatori si è aggiunta la collaborazione di un quinto medico finito sul registro degli indagati per gli stessi reati. Ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare non solo ciò che ha fatto lui, ma anche quello che sapeva dei colleghi. In questo modo è uscito dal processo prima degli altri, patteggiando una pena minima. Gli incidenti sarebbero avvenuti nel 2010 a Malcontenta, Carpenedo e Annone.
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