Trovata morta nello stabile abbandonato

MARGHERA. Sembrava addormentata. Rannicchiata sotto una coperta, le fette biscottate che due giorni prima le aveva regalato una poliziotta erano ancora lì, vicino al suo giaciglio di fortuna. Poi, quando gli agenti della polizia ferroviaria hanno provato a scuoterla, hanno capito che era morta.
Genny Coccato, 32 anni, originaria di Dolo e residente a Camponogara, è stata trovata così, poco dopo le 14 di ieri, al secondo piano dell’edificio diroccato - un centro direzionale, mai concluso - che si trova all’angolo tra via della Pila e via dell’Elettricità, in una delle zone più degradate di Marghera. Forse un’overdose, forse un malore in un fisico già debilitato dall’uso di droga. A dare l’allarme, nel primo pomeriggio di ieri, sono stati alcuni altri tossicodipendenti che fanno la spola tra lo stabile, utilizzato sia per drogarsi che per dormire, e la stazione ferroviaria, dove vanno alla ricerca di qualche moneta. «C’è Genny che sembra stia male», hanno detto a un agente. E subito quelli della Polfer hanno attraversato la stazione e hanno raggiunto lo stabile per andare a verificare che cosa fosse accaduto, temendo il peggio. Sono entrati attraverso lo squarcio aperto nella rete metallica, in corrispondenza del viale pedonale, hanno salito i due piani dello stabile, tra gradini coperti di rifiuti e di siringhe, con giacigli improvvisati su entrambi i piani. E l’hanno trovata così, stesa in un angolo accanto alla finestra che guarda la tangenziale, sotto a una coperta, e con le fette biscottate vicine. Il medico legale ne ha constatato il decesso, probabilmente avvenuto da 24 o forse 36 ore. Sul suo corpo nessun segno che possa far pensare a una morte violenta. Per questo che si sospetta l’overdose o il malore. Sarà l’autopsia a stabilirlo. È possibile che alcuni di coloro che frequentato lo stabile, trovando rifugio per la notte, le abbiano dormito vicino senza accorgersi che la ragazza era già morta.
Genny Coccato era un volto familiare a chi frequenta quotidianamente la stazione ferroviaria di Mestre, dove bazzicava quasi tutto il giorno, cercando di racimolare qualche soldo tra passanti e pendolari per comprarsi ora la droga, ora qualcosa da mettere sotto i denti. Gli agenti della polizia ferroviaria, che la conoscevano bene, qualche volta la aiutavano, le compravano da mangiare, cercavano di prendersi cura di lei, per quel che era possibile. Da anni era una presenza fissa nei pressi della stazione di Mestre, dove a volte si accompagnava ad altri tossicodipendenti come lei. «Era una ragazza buona», la ricorda un agente che aveva cercato di aiutarla, «che non aveva mai dati problemi di criminalità». Magra, negli ultimi giorni mangiava pochissimo. E negli ultimi giorni era apparsa particolarmente fragile. Così - questa è la ricostruzione - era andata a riposarsi in quell’angolo che si era ricavata in via della Pila, un rifugio di migranti irregolari, tossicodipendenti e senzatetto vari. Nonostante l’edificio sia stato più volte chiuso, è sempre stato riaperto. E ieri pomeriggio si è portato via una ragazza di 32 anni.
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