«Troppi negozi sempre vuoti che pagano affitti da capogiro»
Negozi di vestiti a pochi euro, sandali che costano come un paio di ciabatte, borse tutte uguali. Occupano calli di pregio, senza preoccuparsi del caro affitti che può arrivare fino a 8-10 mila al mese, in zone come calle della Mandola, Frezzeria, calle dei Fuseri o calle dei Fabbri.
Come siano in grado questi negozi, quasi sempre vuoti, gestiti perlopiù da stranieri, sopravvivere a spese vive che si aggirano intorno ai 120-150 mila euro all’anno, è un mistero che fa riflettere.
Il presidente dell’associazione Piazza San Marco, Claudio Vernier, da tempo pone qualche domanda: «Com’è possibile che questi negozi, dove non c’è mai nessuno, riescano ad andare avanti pagando affitti mostruosi, magari con una o due commesse?
Sorge il dubbio che dietro ci sia qualcos’altro. Forse bisognerebbe fare qualche controllo, in più, verificare i bilanci, le società e capire come sia possibile che, fatti due conti, ci siano negozi che dovrebbero incassare non meno di 700-800 al giorno solo per rientrare delle spese».
Sette-ottocento euro al giorno di magliette a tre euro, vestiti a dodici, borse a quindici, cappelli di paglia a sette, in effetti sono tanti. Il fatto che poi vendano tutti gli stessi articoli, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, nella stessa calle, nello stesso campo, fa crescere i dubbi. Oltre alla spesa dell’affitto, c’è quella del personale (25 mila euro all’anno per una commessa), le bollette della luce, la tassa dei rifiuti, le pulizie. Insomma, spese che per molti commercianti veneziani erano diventate insostenibili, pur avendo negozi di famiglia, passati di mano da una generazione all’altra.
«Temo che ci sia ormai una visione macroscopica che va contro i cittadini - dice ancora Vernier - in questa maniera, alla lunga, si uccide il tessuto sociale veneziano anche per colpa di una concorrenza sleale che ha fatto impazzire il mercato».
Basti pensare all’area intorno a Coin, che ha appena chiuso a causa di un aumento dell’affitto passato da 580 mila euro e tre milioni: una cifra molto alta ma in linea con i canoni di locazione della zona, nella quale passa la quasi totalità dei turisti che dalla stazione vuole raggiungere Piazza San Marco. Spesso, come si diceva, si tratta di negozi gestiti da stranieri, cinesi, ma anche bengalesi, alcuni dei quali avrebbero fatto fruttare la vendita di palline antistress, fiori e ombrellini (complessivamente fino a 4-5 mila euro al giorno tra tutti i venditori ambulanti) acquistando avviamenti commerciali. —
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