Tragedia a San Donà, rimane agganciato al tornio a fine turno, tecnico specializzato muore a 23 anni

Christian Cuceu lavorava alla Elettromeccanica Viotto. Inutile l’intervento dei colleghi e dei sanitari del Suem
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA’ - CUCEU CHRISTIAN (FOTO DA FACEBOOK)
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA’ - CUCEU CHRISTIAN (FOTO DA FACEBOOK)

SAN DONA'. Muore agganciato a un tornio 23enne romeno residente a San Donà. Stava terminando il turno di lavoro e ormai mancavano cinque minuti quando Christian Cuceu ha perso la vita nella ditta “Elettromeccanica Viotto” in via Kennedy, nella zona industriale di San Donà.

Alle 21.50 di venerdì, quando ormai stava per essere spento il macchinario per la tornitura e lavorazione dei metalli, Cuceu è rimasto agganciato e risucchiato, sbattuto con violenza dal tornio che gli ha stritolato e rotto le ossa fino a togliergli la vita. Pochi secondi sono stati fatali per il giovane che era un tornitore esperto. Uno dei colleghi si è accorto subito sentendo le grida, ma ormai era tardi per spegnere il tornio o estrarlo ancora vivo. L’allarme è scattato subito e sul posto sono giunti i carabinieri e i vigli del fuoco di San Donà che lo hanno disincastrato, quindi lo Spisal dell’Usl 4 che sta effettuando le indagini congiuntamente ai militari dell’Arma.

Le onoranze funebri Zanini hanno poi ricomposto la salma in obitorio, ora a disposizione del magistrato che coordina le indagini. Sotto sequestro anche il tornio, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria per tutti gli accertamenti. Verranno esaminate le dotazioni di sicurezza dell’azienda, i corsi organizzati, le misure adottate. La famiglia del giovane è stata subito informata della tragedia sul posto di lavoro ed è piombata in una disperazione straziante. Distrutto dal dolore anche il titolare dell’azienda, Mirco Viotto, referente di Confindustria.

Christian è cresciuto a San Donà, dove era arrivato a 7 anni e ha frequentato le elementari, medie, l’oratorio Don bosco, infine l’Ipsia Mattei di San Stino di Livenza per il diploma di meccanico. Da 3 anni lavorava nell’azienda di via Kennedy. I genitori, Dragomir e Sorina, non trattengono più le lacrime nella casa di via Tabina in cui vivono con l’altro figlio Raul di 29 anni, camionista: «Non si può morire sul lavoro nel 2020, a 23 anni uscire di casa per andare al lavoro e non tornare più. Una morte così non si può accettare. Vogliamo sapere come è morto nostro figlio anche se nessuno potrà restituire il suo sorriso e la sua bontà».

Solo alcune settimane fa Christian avrebbe confidato di un episodio in cui aveva già rischiato di essere avvolto dal tornio. La morte di Christian ha lasciato tutti nel dolore perché oltre alla giovane età era un ragazzo disponibile, gentile, un grande lavoratore come tutta la sua famiglia che si è trasferita dalla Romania a San Donà quando era ancora bambino e dove da poco ha acquistato casa. Il papà Dragomir lavora alla Adria Strade di Monfalcone e il fratello Raul da “Dus autotrasporti” di Noventa.

I sindacati hanno subito preso posizione. «Nel Veneziano si continua a morire», commentano le segreterie di Fim Cisl, Fiopm Cgil e Uilm Uil di Venezia, «dopo la morte di qualche settimana fa di Michele Cacco alla Flag di Marcon, ora un’altra giovane vita spezzata sul lavoro. Il tributo pagato nel laborioso Nord Est è inaccettabile e va fermato il prima possibile. I drammatici momenti che sta vivendo il Paese a seguito della emergenza sanitaria non possono farci abbassare la guardia. I metalmeccanici tutti ora si stringono nel dolore della famiglia di Christian Cuceu». —
 

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