Traffico illecito di rifiuti Cosmo davanti al giudice Il Comune parte civile

noale. Traffico illecito di rifiuti, i vertici della Cosmo Ambiente di Noale davanti al giudice. È fissata per mercoledì l’udienza preliminare. Il sostituto procuratore Giorgio Gava ha chiesto il processo per Claudio Cosmo, amministratore delegato della società, Nicola Cosmo, presidente del consiglio di amministrazione, e Francesco Valori, fino al 2016 responsabile tecnico. Alla ditta, in qualità di persona giuridica, il magistrato contesta di aver violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa nei confronti delle figure apicali che avrebbero commesso un reato. A decidere sul rinvio a giudizio sarà la gip Marta Paccagnella.
L’udienza di mercoledì sarà l’occasione per le parti civili per chiedere di costituirsi. Il Comune di Noale, con una delibera di giunta di fine agosto, ha scelto di costituirsi parte civile (sull’ammissione l’ultima parola spetta al giudice) attraverso il proprio legale «al fine di esercitare i diritti previsti dall’ordinamento giuridico», si legge nell’atto, «ivi comprese le eventuali richieste risarcitorie per tutti i danni patrimoniali e non derivanti al Comune dai fatti contestati, compresi i danni di immagine». In sede di udienza preliminare, Claudio e Nicola Cosmo e Francesco Valori potranno, attraverso il loro difensore, l’avvocato Domenico Giuri, chiedere di essere giudicati con un rito alternativo, così da velocizzare i tempi del giudizio beneficiando degli sconti previsti dal codice, oppure di difendersi in aula per dimostrare l’estraneità alle accuse.
L’inchiesta era venuta allo scoperto lo scorso novembre, quando i Carabinieri forestali di Mestre avevano sequestrato 280 mila tonnellate di rifiuti che sarebbero stati mescolati con rifiuti in regola per ottenere un materiale, chiamato “Ecocem”, da usare per sottofondi e rialzi stradali. Un cumulo di 80 mila tonnellate era stoccato in un’area adiacente l’impianto di Noale mentre le altre 200 mila nella cava Campagnole di Padernello, nel Trevigiano. Usando procedure non rispettose delle norme, la ditta avrebbe avuto meno spese, risparmiando tempo. «Nessun inquinante è stato rilasciato nel terreno, nell’aria e nell’acqua», avevano spiegato i titolari della Cosmo dopo il sequestro. La parola alla gip. —
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