Torre piezometrica, c’è il rischio statico

Il Comune definisce «gravi» le condizioni e scrive a Soragni. Avviata istruttoria della Soprintendenza

La torre piezometrica dell’acqua a Sant’Andrea è «pericolante». È quanto emerge dal dossier inviato dal Comune, con tanto di perizie, alla Soprintendenza e alla Direzione regionale dei Beni culturali. Condizioni statiche «di gravità strutturale» che potrebbero giustficarne la demolizione per avviare il progetto dei parcheggi nell’area retrostante il garage San Marco. Vicenda che fa discutere, perché pur non avendo un valore architettonico speciale, la torre in cemento è un reperto industriale che risale alla fine dell’Ottocento. Per questo era stata vincolata dalla Soprintendenza tre anni fa, nell’ambito della ricognizione sui beni patrimoniali dell’Acquedotto veneziano.

Un vincolo che adesso pesa. E che in molti vorrebbero rimuovere. Ma per il momento la torre resta al suo posto. «Il vincolo dei Beni culturali è costituzionalmente garantito», dice Ugo Soragni, direttore regionale dei Beni culturali, «e può essere rimosso solo per emergenze superiori alla tutela come la salvaguardia della vita umana. Ricevute le segnalazioni dal Comune ho autorizzato la Soprintendenza ad avviare un’istruttoria per decidere il da farsi». La decisione ultima spetterà comunque allo stesso Soragni. Se deciderà di firmare l’autorizzazione, la torre potrà essere demolita e in quello spazio saranno ricavati un migliaio di posti auto. Quasi tutti per il garage San Marco, che ha acquistato da Veritas una parte dell’area. E poi i posti in convenzione per magistrati e avvocati, che chiedono spazi per accedere in moto più comodo ai nuovi uffici giudiziari della Città della Giustizia a piazzale Roma. Occorre una nuova entrata e soprattutto posti macchina per ospitare uil personale e gli utenti degli uffici giudiziari, a cominciare dagli avvocati.

Un progetto che potrebbe prevedere la totale modifica dell’area di Sant’Andrea, già sede dell’Aspiv, la società dell’acquedotto ora fusa in Veritas, che ospita la grande cisterna e la torre piezometrica. Strutture molto in voga a inizio del secolo scorso, perché c’era la necessità di pompare l’acqua a una pressione elevata. Una torre simile, di dimensioni più ridotte, era anche all’isola della Certosa. Anch’essa demolita qualche mese fa dopo essere stata danneggiata dalla tromba d’aria che si era abbattuta sull’isola.

Adesso nel mirino c’è la torre di Sant’Andrea. Italia Nostra ha già chiesto che venga salvata dalla demolizione, rappresentando una parte importante di storia industriale del Primo Novecento. L’istruttoria sulle sue condizioni statiche (definite «gravi» dalla perizia inviata dal Comune agli uffici dello Stato) è adesso in mano alla Soprintendenza. La decisione finale spetterà al direttore Soragni.(a.v.)

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