Tolti i sigilli al Marina Azzurra apre oggi il villaggio di Lignano

La data fissata per il taglio del nastro del “Marina Azzurra Resort”, l’esclusivo complesso turistico realizzato sulla sponda sinistra del fiume Tagliamento, in località Riviera, a Lignano Sabbiadoro, era stata programmata per oggi. A dieci giorni dall’avvio della sua prima stagione estiva, però, i carabinieri del Nas di Udine avevano posto l’intera area sotto sequestro preventivo: opere «realizzate abusivamente», avevano sostenuto pm e gip, convenendo sulla sussistenza di un «elevato rischio per l’incolumità pubblica e per l’ambiente». Da ieri, i sigilli non ci sono più. Li ha tolti il tribunale del riesame, annullando il provvedimento e consentendo così all’attività di partire.
Sono dunque bastate ventiquattro ore al collegio presieduto dal giudice Paolo Alessio Vernì (a latere i colleghi Carla Missera e Carlotta Silva) per decidere le sorti del villaggio turistico e delle sue 67 house boat. L’udienza nel palazzo di giustizia di Udine era stata celebrata giovedì, su istanza degli avvocati Simonetta Rottin, di Udine, e dei colleghi Renzo Fogliata e Novella Disopra, di Venezia, difensori degli imprenditori di San Michele al Tagliamento Angelo Basso, titolare della Europa group re srl, la società di Latisana cui nel 2017 fu rilasciato il permesso di costruire il resort, e Laura Barel e Marco Frattolin, titolari della ditta costruttrice, la Adriacos srl di Latisana.
Coordinata dal procuratore aggiunto Claudia Danelon, l’inchiesta è fondata sul presupposto della «macroscopica illegittimità» dei permessi rilasciati dal dirigente dell’Area tecnica del Comune di Lignano, l’architetto Paolo Giuseppe Lusin, a sua volta indagato per violazione delle norme urbanistiche, oltre che di abuso d’ufficio. Nelle due ore di discussione, la difesa aveva tentato di smontarne le contestazioni sul triplice piano amministrativo, penale e processuale, ricordando in particolare le numerose autorizzazioni e i pareri favorevoli sottesi ai titoli (piano attuativo comunale e permesso di costruire) ottenuti da proprietà e costruttori. «Tutte le prescrizioni sono state ottemperate», hanno rimarcato i legali, definendo «un gravissimo travisamento» il “periculum” ravvisato dal gip Daniele Faleschini Barnaba. «Se lo si ritiene davvero tale – hanno osservato –, allora è obbligo dell’autorità giudiziaria disporre l’immediato sequestro di tutte le darsene presenti in Italia».
In realtà, a mettere il “Marina Azzurra” al riparo dai rischi in caso di piene è il «protocollo di sicurezza, evacuazione e allarme, concordato dalla Europa group con la Protezione civile. Un unicum nel Paese». Tra i motivi del riesame, anche un’eccezione di inutilizzabilità degli atti successivi al febbraio 2016, quando il pm avrebbe omesso di chiedere la proroga delle indagini.
Alla soddisfazione dei difensori, compresi gli avvocati Francesco De Benedittis, per Lusin, e Maurizio Conti, per l’imprenditore Giorgio Ardito e il geometra Massimo Sandri, lignanesi, fanno da contrappeso le perplessità della Procura. «Si conferma la difformità di valutazione rispetto ad altro giudice dello stesso tribunale – ha detto il procuratore Antonio De Nicolo –, peraltro proprio il coordinatore della sezione gip, che ha ordinato il sequestro dopo oltre due mesi di attenta meditazione. Parliamo di un’area golenale, in cui sono vietati tutti gli interventi che non siano di consolidamento e difesa del territorio. Lette le motivazioni, se ci sarà spazio per un ricorso, andremo in Cassazione». —
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