Terrazza, ricorso al Riesame contro i sigilli

JESOLO. «Abbiamo avuto una deroga per suonare in più serate, mentre sui rumori riteniamo che le verifiche siano state viziate dagli intrattenimenti in piazza Nember». Parlano i titolari della nota terrazza bar Aldebaran, a due passi da piazza Nember, finiti nel mirino della magistratura che ha deciso il sequestro. Il titolare, Giuseppe Polo Pardise, si è affidato al legale, e figlio, avvocato Daniel Polo Pardise il quale ha già presentato istanza al tribunale del Riesame. «Abbiamo ricevuto una comunicazione tramite Pec dal Comune», spiega Giuseppe Polo Pardise, «l’11 agosto, il 13 abbiamo presentato una Scia, domanda in via telematica per avere l’autorizzazione a suonare in più serate. Quanto ai rumori, riteniamo che le rilevazioni siano state condizionate dal rumore degli intrattenimenti in piazza, mentre quando sono state effettuate non era neppure presente la controparte per accertarne la correttezza».
Non è stato il Comune a muoversi, ma direttamente la magistratura, dopo numerosi esposti arrivati dai vicini per il presunto rumore nel noto locale. La polemica su musica e rumori al lido comunque è sempre vivace dopo che il Comune ha voluto tutelare l’immagine della città a seguito dell’esposto degli operatori di piazza Mazzini, presentato dai legali Luigi Ravagnan e Valentina Gasparini. «Il Comune non ha mai avuto alcuna intenzione di chiedere alcun risarcimento danni a nessuno», precisa il sindaco, Valerio Zoggia, «il mandato conferito all’avvocato Pierpaolo Alegiani è volto solo alla tutela del buon nome della città e dell’operato dell’amministrazione. Il legale dovrà valutare se alcuni fatti o atti siano stati compiuti violando il codice penale e se si configura il reato di diffamazione. Spiace sia stato frainteso o strumentalizzato e soprattutto spiace che un’azione del tutto legittima venga bollata come intimidatoria e contraria alla democrazia. Non vi è nulla di più democratico che rivolgersi ad un giudice se si ritiene che sia stato violato un diritto».
Il legale incarica dal Comune replica ai colleghi. «Tralasciando inutili polemiche, non esiste alcun atto intimidatorio», precisa Alegiani, «ma la semplice e ragionevole convinzione che quanto accaduto abbia danneggiato l’immagine di Jesolo. L’amministrazione comunale mi ha chiesto di tutelare il nome e l’immagine della città. Se qualcuno ha sbagliato ne risponderà davanti alle autorità competenti». (g.ca.)
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