Telecamere nella fabbrica alla Rolling di Fusina: arrivano gli ispettori del lavoro

Dopo la denuncia del sindacato sopralluogo dei tecnici alla Rolling Fusina. Senza un accordo con i lavoratori la videosorveglianza può essere rimossa

Francesco Furlan
Un reparto dell'Alcoa di Fusina EPA/ALCOA/HANDOUT Uso Editoriale Vendite di ONLY/NO
Un reparto dell'Alcoa di Fusina EPA/ALCOA/HANDOUT Uso Editoriale Vendite di ONLY/NO

Ispettori del lavoro in visita alla Niche Fusina Rolled Products di Marghera. Il caso era stato sollevato dieci giorni fa, con una lettera inviata all’Ispettorato del lavoro dalle segreterie provinciali di Cisl-Fim, Cgil-Fiom e Uil-Uilm.

«Riscontrata la presenza di telecamere installate nei reparti produttivi dello stabilimento di Fusina, in aree in cui operano stabilmente e quotidianamente gli addetti alle lavorazioni», scrivevano i segretari provinciali parlando dell’ex Alcoa, impresa con fonderia e laminatoio specializzata nella produzione di prodotti laminati in alluminio e rilanciata dopo un periodo di crisi.

Dopo aver ricevuto la segnalazioni gli ispettori si sono presentati nella sede dell’azienda, in via dell’Elettronica 31, per verificare non solo la presenza delle telecamere - documentata dai lavoratori con alcune fotografie, ma anche il luogo in cui sono state installate e l’ampiezza delle riprese rispetto agli spazi frequentati dai lavoratori.

Le verifiche documentali sono in corso, perché prima dell’arrivo della nuova società ci sarebbero stati degli accordi. Installare le telecamere nei luoghi di lavoro infatti non è proibito, ma deve esserci un accordo con i lavoratori e la loro funzione deve essere legata a questioni di sicurezza.

«Non è stata fornita alcuna informativa ai lavoratori circa l’attivazione delle telecamere», denunciavano i sindacati nella lettera, «le finalità del trattamento dei dati o le modalità di utilizzo delle immagini, né risultano affissi i previsti cartelli informativi ai sensi della normativa in materia di privacy».

Un comportamento che, per i lavoratori, «è in palese violazione della normativa vigente e lesivo dei diritti fondamentali dei lavoratori, a partire dal controllo a distanza della prestazione lavorativa alla dignità e alla riservatezza del lavoratore sul luogo di lavoro».

Da parte sua l’azienda aveva replicato spiegando: «Non c’è nessuna volontà di controllare i lavoratori. Le telecamere, che neppure registrano, sono state installate solo per controllare il nuovo impianto, momentaneamente sistemato lì in attesa della sua sistemazione definitiva, entro la fine dell’anno».

Nuovo impianto atteso da tempo che permetterà all’azienda di essere ancora più competitiva per rispondere alle richieste del mercato.

Di installazione di telecamere si sta molto discutendo anche in un’altra azienda, l’Actv, dove gli occhi elettronici dovrebbero essere installati non solo nei battelli, come strumento di prevenzione contro le aggressioni, ma anche addosso ai marinai. Questa seconda ipotesi - che nel Veneziano è già sperimentata con il personale medico di alcune Usl - però non convince tutti i lavoratori ed è comunque al centro della trattativa con i rappresentanti dei lavoratori.

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