Supermercati Tuodì, crisi nera

La proprietà non prevede di salvare i punti vendita veneti
MIRANO. «Serve un miracolo per salvare i negozi veneti e friulani di Tuodì e, di conseguenza, i posti di lavoro». Esce sconfortata dalla riunione di ieri al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma la segretaria regionale della Filcams Cgil Margherita Grigolato.


Tutto era nato dopo la crisi d’inizio estate che aveva fatto abbassare le serrande dei negozi veneti, tra cui i cinque di Mirano, Mestre, Scorzè, Noale e Chioggia. Da inizio settembre, i dipendenti dell’azienda sparsi sulla penisola, attorno ai 1800, sono in cassa integrazione per un anno ma, mentre per il resto d’Italia si parla di ipotesi di riapertura, in Veneto e Friuli la risposta è negativa. E nel solo Veneto, si parla di una trentina di lavoratori, soprattutto donne.


«A precisa domanda se ci possa essere un futuro in queste due regioni», osserva Grigolato presente nella Capitale anche con i colleghi della Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, «non abbiamo avuto riscontri. Ora, i rappresentanti del Ministero hanno invitato l’azienda a dialogare di più con noi ma credo che solo qualche circostanza al momento ancora non prevista possa far riaprire i negozi».


Anche perché a Roma si doveva discutere del piano industriale ma Tuodì si è presa altri 60 giorni come previsto dalla legge. Dunque ai primi di novembre si tornerà in Centro Italia ma le prospettive non sono rosee. «Hanno solo dodici mesi di cassa integrazione» continua Grigolato «ma è indubbio che con queste premesse, le dipendenti di Veneto e Friuli debbano pensare a cosa fare. Al momento non c’è un progetto di recupero per quest’area d’Italia».


Alessandro Ragazzo


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