Studente suicida dopo le angherie Il magistrato: «Archiviazione»

VENEZIA
Era semplice goliardia. Normale all’interno di un ambiente comunitario maschile. E, in ogni caso, individuare con certezza chi commetteva quelle molestie risulta molto difficile. Per questo, e per altre motivazioni, il pm Alina Rossato ha chiesto l’archiviazione del procedimento aperto dopo la morte di David Peruffo, il diciassettenne di Montagnana morto suicida il 5 maggio 2013.
Fu trovato privo di vita in casa, appeso ad una trave, a poche ore dalla partenza per Venezia. David studiava all’Istituto navale Venier Cini di Venezia e viveva per gran parte del tempo nel convitto annesso al polo scolastico. È proprio nelle pieghe del convitto che, secondo mamma Annapaola, era maturata l’idea di togliersi la vita.
Ed è per questo che è già stato presentato un ricorso contro la richiesta di archiviazione.
MORTO SUICIDA
Solo qualche minuto prima David era a pranzo con genitori e nonna. Aveva salutato tutti, col suo solito sorrisone, quindi aveva inforcato la bici e si era chiuso in casa per togliersi la vita. Quella tragedia aveva sconvolto un’intera comunità: mamma Annapaola e papà Edelberto Peruffo erano titolari di un bar del centro storico, la zia era il sindaco di Montagnana e David era un ragazzino molto conosciuto nella città murata, innamorato della pallacanestro, del Palio dei 10 Comuni, del mare.
LO SPETTRO DEL BULLISMO
«Segni particolari: guidare nave da crociera». Si legge questo nella prima pagina del diario di David, che frequentava il terzo anno dell’Istituto navale Venier Cini. Era stato bocciato, ma amava quella scuola e il suo sogno era appunto quello di comandare una nave o di diventare sub per conoscere la fauna marina. Ed è proprio dall’ambiente scolastico che ha preso forma l’ipotesi del bullismo quale causa principale del gesto estremo di David. Attraverso i social, e poi direttamente a mamma Annapaola, i compagni di David avevano raccontato di continue vessazioni, se non di aggressioni, subite dal ragazzo all’interno del convitto in cui il diciassettenne viveva dalla domenica sera al venerdì pomeriggio.
UN’INDAGINE
Le affermazioni di amici e colleghi di David hanno spinto Annapaola a richiedere un’indagine per chiarire se potessero esserci responsabilità penali a carico di adulti o compagni di istituto.
ARCHIVIAZIONE
Il 23 luglio il pm Alina Rossato della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Venezia ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Il magistrato ha ritenuto che non ci siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio, soprattutto per l’impossibilità di dimostrare che le ragioni di quel gesto fossero effettivamente da ricercare nelle angherie subite all’interno del convitto, viste la personalità di David e le altre ipotesi ugualmente sostenibili, dalle difficoltà scolastiche al timore di deludere i genitori.
L’OPPOSIZIONE
Il 18 settembre, attraverso l’avvocato, è stata depositata l’istanza di opposizione all’archiviazione del procedimento penale. Si chiede che vengano ascoltati nuovi testimoni e riconvocati i ragazzi già sentiti per circostanziare meglio alcuni episodi. —
Nicola Cesaro
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