Strage di Jesolo: così saranno ricordati i quattro ragazzi di Musile

«Vivranno sempre nel nostro cuore». Calcio, concerti e borsa di studio. Angelo, lo zio di Eleonora, ringrazia i 5 mila per l’addio
CARRAI - TOMMASELLA - MUSILE DI PIAVE - LE TOMBE DI MATTIUZZO, FRASSON E GIRARDI
CARRAI - TOMMASELLA - MUSILE DI PIAVE - LE TOMBE DI MATTIUZZO, FRASSON E GIRARDI

MUSILE. «Grazie a tutti quelli che, con il loro amore, il loro impegno, il loro lavoro, hanno reso possibile quest’ultimo viaggio verso il cielo dei nostri quattro angeli. Grazie al cuore grande di questa comunità, che ha dato un bel saluto a questi ragazzi. Non verranno mai dimenticati, questo lo posso assicurare fin d’ora».

Angelo Striuli è lo zio di Eleonora Frasson, una delle quattro giovani vittime della tragedia di Jesolo. All’indomani dei funerali allo stadio di Musile, è lui a farsi portavoce del grazie alla comunità dei genitori.

È stata una cerimonia che rimarrà impressa nei cuori di tutti. Ci si attendeva una grande folla. Ma l’affetto del territorio, con oltre 5 mila persone, è andato ben oltre le attese di tutto il Basso Piave.

«Sono convinto che i nostri ragazzi abbiano avuto quel degno saluto che meritavano di avere. Tutto il territorio si è sentito coinvolto. Non solo Musile. La notizia ha avuto una vasta eco e l’onda dell’emozione è andata molto più in là dei confini del territorio. I nostri ragazzi sono stati ricordati con amore dai loro amici. Nel video che hanno realizzato e con i messaggi che hanno letto. Erano i sentimenti dei loro coetanei, di chi con loro ha vissuto un’esperienza di amicizia o di sport. Tutti a loro modo hanno voluto dare un saluto ai nostri angeli. Ma ho visto anche tanta gente che si è guardata dietro. Hanno visto che adesso ci sono delle sorelle, dei genitori, dei parenti che bisogna accompagnare. Ora inizia la salita, che sarà lunga. Quello che chiedo è che gli amici più stretti, i conoscenti, stiano loro vicini, senza per questo togliergli il fiato. Ognuno ha il suo modo di reagire e si tratterà, rispettando i tempi diversi, di riprendere ad affrontare la vita».

La comunità è stata scossa da questa tragedia e si è mobilitata in tutte le sue forme, dalle istituzioni fino alla società civile.

«Un grazie a tutte le persone che hanno reso possibile quest’ultimo viaggio. C’è tanta gente che ha collaborato, a vario modo. Penso alle strutture comunali, dagli uffici alla parte più operativa delle Amministrazioni, da chi ha tagliato l’erba dello stadio a chi ha distribuito le bottigliette d’acqua. Ringrazio la comandante della Polizia locale Spitaleri per la sua gestione, il coordinamento della Protezione civile. Ringrazio le tante associazioni coinvolte dal Comune: Pro Loco, Croce Rossa, le associazioni sportive e le altre della zona. Non ho stilato io la lista, per cui le ringrazio tutte insieme, senza volerne dimenticare qualcuna. Ma un grazie va anche alle aziende locali e ai singoli cittadini, persone comuni che si sono date da fare perché tutto si svolgesse nel miglior modo possibile. E un grazie a chi ha partecipato».

Striscioni, cori e fumogeni. Insoliti per un funerale?

«È stata l’espressione dei ragazzi, che è piaciuta a loro, ma anche ai più grandi che erano presenti non ha dato fastidio. È il modo di esprimersi dei ragazzi, di far sentire la loro vicinanza. È un fatto di appartenenza al mondo dei giovani di oggi. Trent’anni fa pensare a un funerale così era impossibile. Ma adesso è un bel modo di esprimersi dei giovani. Lo hanno apprezzato anche i familiari, perché conoscono i loro figli e gli amici dei loro figli».

Si parla già di iniziative per ricordare i quattro giovani. Le idee sono tante: tornei di calcio, concerti, magari anche una borsa di studio. Lei cosa ne pensa?

«Sicuramente verranno ricordati. Non ho ancora parlato con loro, ma sono convinto che gli amici non si fermeranno al funerale. È la sensazione che ho respirato dal modo di esprimersi di questi giovani. Lasciamo ai ragazzi di trovare le modalità per ricordarli e stare vicino alle famiglie. Non dobbiamo essere noi “vecchi” a imporre».

La Giustizia ora farà il suo corso.

«È’ giusto che ci sia anche una risposta su cosa è accaduto. Un riscontro di quello che è successo dato dagli organi ufficiali, che stanno indagando bene, ma bisogna lasciarli lavorare con la massima tranquillità. Ci vuole tempo». —


 

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