«Spregiudicato, avido e senza scrupoli». Il profilo dell’ex colonnello della Finanza, Corrado

VENEZIA. Un grave «quadro di costante violazione dei doveri inerenti la carica di ufficiale della Guardia di Finanza che Vincenzo Corrado rivestiva nel comando regionale, nonché la spregiudicatezza dimostrata reiterando ciascuna tipologia di reati (collusione militare, traffico di influenze illecite, accessi abusivi a sistema informatico), unificati dalla volontà di maggiore accaparramento possibile di denaro e regalie».
Lo scrive il giudice Stefano Manduzio nelle motivazioni della sentenza con la quale il Tribunale di Venezia ha condannato l’ex colonnello (ora esercente a Treviso) a 4 anni di reclusione, insieme alla commercialista trevigiana Tiziana Mesirca ( 2 anni e 3 mesi) e all’ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate dei Venezia Christian David (8 mesi, per accesso informativo abusivo, pena sospesa).
Il processo è quello istruito dalla Procura per contestare gli accordi, i passaggi di danaro (e di Rolex) per alleggerire l’esito di alcuni controlli fiscali milionari alla Cattolica Assicurazione e alla Baggio Trasporti di Marghera.
E mentre gli avvocati difensori Crea, Broli e Vassallo hanno già presentato ricorso in appello, diventano note le 93 pagine della sentenza di condanna in primo grado, con le parole particolarmente ferme del presidente del collegio Manduzio nei confronti dell’ex militare, al quale - pur riconoscendo le attenuanti generiche per la sua condotta processuale - il Tribunale contesta le aggravanti relative «sia alla gravità dell’accordo fraudolento intercorso, considerato il valore economico degli interessi fiscali in gioco; sia l’intensità del dolo dimostrati, considerata la particolare pervicacia del Corrado nella reiterazione delle gravi condotte delittuose e nella volontà di ulteriori utilità patrimoniali, nonché nella sua qualità di pubblico ufficiale appartenente alla Guardia di Finanza, ente preposto proprio alla tutela degli interessi che la promessa mediazione illecita mirava a ledere».
Il tutto, con «grave discostamento del Corrado dalle finalità di interesse pubblico per le quali era abilitato alla consultazione delle banche dati, per ragioni non solo del tutto estranee all’ufficio ricoperto, bensì anche biasimevoli». Comportamento accompagnato anche dalla «mancata dimostrazione da parte dell’imputato della consapevolezza del loro disvalore». Decisa anche la confisca di 23 mila euro e di un Rolex Yacht Master «ricevuti da Corrado come contropartita dell’accordo fraudolento per la sua mediazione illecita a favore della Baggio Trasporti Combinati, nonché di due Rolex modello Oyster ricevuti come contropartita per l’intervento illecito nel procedimento fiscale a carico di Cattolica».
Quanto alla commercialista Tiziana Mesirca - riconosciute le attenuanti generiche per il fatto di essere incensurata e per aver sempre partecipato al processo - per il Tribunale non c’è dubbio sia stata partecipe del «disegno criminoso» e della «promessa mediazione illecita per il raggiungimento dell’obiettivo fraudolento», «nonché l’organizzazione articolata dello stesso e il suo svilupparsi in un arco temporale considerevole», tra il 2015 e il 2017.
La professionista ha sempre negato accordi illeciti con Corrado, parlando solo del pagamento di mediazioni professionali, per aver messo il suo studio in contratto con le società che dovevano liquidare contenziosi con l’Erario. Il Tribunale sottolinea, invece, «l’intensità del dolo dimostrato dall’imputata, emergente dalle intercettazioni».
Infine la posizione di Christian David, di cui Corrado vantava l’amicizia, ma qui condannato solo per l’accesso indebito alla banca dati su richiesta di un altro colonnello delle Fiamme Gialle (tra i 12 imputati usciti dal processo con un patteggiamento). Per “induzione indebiti” nel caso Cattolica, David sarà davanti al gup Stgiliano Messuti, il 4 maggio. —
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