Spinea al voto parlando di sicurezza, piazze, verde e cemento

Oltre 350 persone al Teatro Barbazza: confronto acceso ma leale tra i candidati sindaci Il “mestiere” di Checchin e Tessari, il grillino De Pieri all’assalto, Barbiero nel segno della novità

SPINEA. Checchin e Tessari di mestiere, De Pieri all’assalto, Barbiero incarna la novità. Al teatro Barbazza va in scena un confronto elettorale acceso ma corretto: sul palco quattro dei cinque pretendenti alla carica di sindaco della città. Solo Chiara Perozzo diserta, pur presente con i suoi a godersi lo spettacolo in una sala piena al limite. Oltre 350 tra il pubblico per il dibattito “all’americana” promosso dalle Acli di Spinea con La Nuova Venezia. Tutti i posti occupati, anche in galleria, molti i cittadini rimasti in piedi, segno dell’interesse crescente attorno all’appuntamento elettorale del 25 maggio. Sul tavolo dei candidati temi vecchi e nuovi che riguardano il più grande dei comuni veneziani chiamati al voto.

I più sentiti: l’urbanistica e la sicurezza, poi le piazze. Il dibattito è serrato, a tratti teso, ma garbato.

Verde e volumi. «In cinque anni abbiamo cercato di rendere fruibili le aree verdi», spiega Silvano Checchin, «sono state fatte nuove piantumazioni e sul consumo di suolo siamo gli unici che parlano di piano degli interventi. La nostra politica urbanistica sarà di assoluto contenimento e se ci saranno possibilità di scambio tra verde ed edificazioni, la decisione sarà trasparente e condivisa. Passare per la revisione del Pat è necessario». «Con la congiuntura economica e le difficoltà rappresentate dai volumi invenduti, non resta che lavorare sulla rigenerazione delle aree urbane», è la ricetta di Claudio Tessari, «pensiamo in particolare al riutilizzo degli edifici degli anni Cinquanta e Sessanta. Per quanto riguarda il verde, bene i parchi, basta non mantenerli come il Nuove Gemme, indecoroso». Il M5S va all’attacco: «Siamo gli unici ad aver fatto osservazioni al Pat», chiosa Massimo De Pieri, «chiediamo la riduzione dei volumi, più attenzione per il paesaggio e aree verdi. Insomma va rivisto. Quello vigente aumenta del 74% la previsione del vecchio Prg e hanno poco gli altri da dire che sono state fatte riduzioni: è una riduzione sull’aumento quella che stanno propagandando». Nicola Barbiero propone un altro punto di vista: «A Spinea bisogna parlare più di quartieri: sale da lì la richiesta di avere più spazi verdi per le famiglie e i bambini, va ricreata la socialità».

Sicurezza. Tessari cavalca il tema di una città più sicura: «Bene l’integrazione per i cittadini regolari, che non delinquono, iscritti all’anagrafe. Ma per i clandestini, tolleranza zero. Quasi ogni giorno leggiamo di scippi e furti a Spinea: via gli accattoni molesti dal mercato e dalle chiese, vareremo un progetto sicurezza con meno vigili in ufficio e più sulle strade, integrati con i servizi dei carabinieri e una cittadinanza in grado di segnalare alle forze dell’ordine cosa non va». Per Checchin una città partecipata è una città più sicura: «È il vicino di casa a garantirci dalle visite indesiderate: ci vogliono i mezzi, ma anche i progetti. In questi anni li abbiamo perseguiti entrambi: con le telecamere siamo l’unico comune, oltre Venezia, dotato di un piano di videosorveglianza, con la convenzione di polizia locale abbiamo ottenuto più personale a disposizione. Il resto lo abbiamo fatto con il volontariato e le scuole, in un progetto di città partecipata». Barbiero riconosce a Checchin di aver lavorato bene sull’integrazione: «Va ora migliorata la collaborazione tra le forze dell’ordine», aggiunge, «rafforzandola in un quadro generale e avendo sempre il controllo di ciò che accade in città». Per De Pieri, l’Unione del Miranese non aiuterà: «Il baricentro sarà a Mirano, già con la convenzione si vedono pochi vigili in giro, figuriamoci con la polizia locale del Miranese. Stesso vale per la protezione civile: abbiamo sbattuto fuori i nostri servizi d’eccellenza. Le telecamere non bastano: hanno una funzione limitata, servono dopo solo che il reato è stato compiuto».

Piazze. Su S. Bertilla nessuno appare soddisfatto, idee diverse poi su piazza Marconi. «Ho assistito all’abbattimento della scuola Pascoli per creare un non luogo di Spinea», incalza De Pieri parlando di S. Bertilla, «non c’era alcun bisogno di quell’intervento, soprattutto in questo momento. Di piazza Marconi invece si parla da trent’anni e ho come l’impressione che si voglia replicare l’intervento di S. Bertilla. Noi siamo per non ripetere l’errore: si può avere una piazza a Spinea senza costruire». Per Barbiero: «Spinea non è come le altre città: serve la piazza, ma serva prima una cultura di piazza. No a progetti invasivi, noi siamo per sperimentare: pensiamo a una Ztl su via Roma, iniziando nei giorni meno trafficati, in modo da creare gradualmente quel punto di socialità che oggi manca. S. Bertilla va messa in sistema con il resto della città». «Vorrei capire perché S. Bertilla non è ancora terminata», si chiede Tessari, «e capirne i tempi, oltre che i problemi. Su piazza Marconi, considerata la crisi, va organizzata la viabilità, con una bretella da via Fermi a via Matteotti, creando uno spazio pedonale lungo via Roma. Pensiamo a un intervento in tre stralci: il primo su piazza Marconi, il secondo sulla zona dell’asilo e della Casa del cappellano, il terzo su piazza Fermi». «S. Bertila mi preoccupa ora e mi preoccuperà dopo che sarà terminata», ribatte Checchin, «si poteva progettare diversamente, senza la via principale che le passa davanti. Sui lavori fermi invito tutti ad andare a vedere il bando e chiedersi: che garanzie sono state poste allora? Su piazza Marconi abbiamo fatto un concorso di idee, ma la vediamo come parte di un progetto più ampio che abbiamo chiamato “La piazza lunga un chilometro”. Le demolizioni saranno ridotte, come i volumi».

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