Speranzon: querelerò la Seibezzi

L’assessore: «Mi ha dato del nazista». Zaccariotto: «È inaudito»
Politiche 2013 - Incontro tra Speranzon e Donadi alla redazione della Nuova Venezia
Politiche 2013 - Incontro tra Speranzon e Donadi alla redazione della Nuova Venezia

Continua a scaldare gli animi la proposta di Camilla Seibezzi, delegata del sindaco per i diritti civili, di sostituire sui moduli per l’iscrizione scolastica i termini “padre” e “madre” con “genitore”. Ieri Seibezzi ha accusato di nazismo l’assessore provinciale Raffaele Speranzon, che aveva parlato di «famiglie ogm» per quelle diverse da quelle tradizionali, composte da un padre e una madre. «Trovo inaudito quest’ attacco personale. Un conto sono le idee, un altro sono gli attacchi all’individuo. Leggere che la consigliera Seibezzi mi considera un nazista perché non condivido il suo pensiero lo trovo mostruoso, e anzi, vista la pesantezza delle sue accuse che costituiscono una vera e propria diffamazione, mi riservo di sporgere denuncia e adire per vie legali. Siamo purtroppo, lo ribadisco ancora una volta, di fronte ad un pensiero unico, che non ammette alcun dibattito democratico e nessuna opinione contrastante, anche se improntata al buon senso comune. Così si sceglie di demonizzare chi la pensa in modo differente, di screditarlo agli occhi della comunità; è un’operazione che mira a privare di autorevolezza colui che difende e sostiene idee diverse. Ho affermato con chiarezza che i figli – tutte le bambine e tutti i bambini all’interno delle famiglie – devono essere tutelati nei loro diritti, anche i figli delle coppie omosessuali. Ritengo ci sia un ordine naturale delle cose, che rispecchia la natura della coppia, la storia umana, la diversità di genere». Sul caso interviene anche la presidente della provincia, Francesca Zaccariotto. «Trovo inaudita la definizione di “nazista”. È il metodo applicato da coloro che in mancanza di validi argomenti chiudono la bocca dell’avversario politico con la parola magica di “fascista” o peggio, come in questo caso, con l’accusa di “nazista”. E’ un modo per ridurre ogni dibattito ad un brodo culturale dove tutto si confonde, ed è triste che il tema dei diritti civili sia oggi monopolizzato dalla sinistra, che da sempre fa della libertà di parola un cavallo di battaglia, ma poi utilizza le parole come vere e proprie armi. Ma trovo ancora più sconcertante la proposta di utilizzare il termine molto più burocratico e asettico di “genitore”, invece di mamma e papà, che rappresentano la realtà delle famiglie».

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