Spari nel Bosco di Mestre sono i cacciatori di nutrie

Allarme spari al Bosco di Mestre, ma sono i cacciatori di nutrie. A denunciare il fatto è l’associazione Lipu, Lega italianaprotezione uccelli, avvertita da alcune persone preoccupate dai colpi di arma da fuoco uditi nel polmone verde sabato mattina. Ma non sarebbe la prima volta. L’attività venatoria è chiusa, i residenti che abitano attorno al Bosco vorrebbero dormire sonni tranquilli, senza venire svegliati dagli spari dei cacciatori che li buttano letteralmente giù dal letto. Niente da fare.
È stato contattato il responsabile del Nucleo Agenti Venatori Volontari della Sezione, Marco Tonin, il quale ha effettuato una verifica e accertato che si trattava di cacciatori autorizzati all’abbattimento di nutrie. La Lipu non ci sta e ripete quanto già ribadito a livello regionale durante la stesura dell’attuale normativa per l’abbattimento della specie che, come tutti sanno, tanti problemi crea, specialmente agli argini dei canali.
«L’abbattimento di nutrie» spiega la Lipu, «rappresenta un pericolo per le persone, le armi da fuoco non hanno la precisione di un sistema di trappole, senza contare lo spavento di chi, approfittando di una bella giornata di sole, intento a fare una passeggiata viene colto di soprassalto dai colpi di arma da fuoco». Un problema duplice, secondo la Lipu. «Rimaniamo perplessi in merito al sistema di contenimento di questa specie alloctona, modalità che nulla hanno di carattere scientifico, scevre di ogni principio di etologia animale. Perché sparare ad ogni costo? Durante la stesura della norma è mancato addirittura un censimento della specie».
Non solo. Scrive il delegato Giampaolo Pamio: «Sono state ignorate dai legislatori le proposte formulate dalla Lipu rivolte al contenimento in maniera incruenta di questa specie, percorsi su base scientifica e già collaudati in altre Regioni d’Italia e altri Paesi Europei. La velleità di eradicare completamente le nutrie è dovuta solo alla fortuita coincidenza di più inverni rigidi e alla frammentazione degli habitat, e questo si scontra con la realtà che in nessun altro Paese al mondo ciò si è ripetuto. Col sistema in atto è dimostrato che, dopo un momentaneo calo numerico nelle aree interessate all’abbattimento, in seguito, il numero delle nutrie, aumenta ulteriormente». Infine: «Siamo molto preoccupati perché l’attività cruenta soprattutto con le armi da fuoco, comporta anche un danno a tutta la fauna selvatica intenta a comportamenti prenuziali o già riproduttivi».
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