Spacciatore ucciso, fermato un giovane

Lite per la droga: un tunisino di 30 anni il 7 settembre era stato colpito a un occhio con un bastone. È morto il 27 novembre
Di Giorgio Cecchetti

Era stato aggredito con un bastone appuntito il 7 settembre scorso ed è morto il 27 novembre, all’ospedale all’Angelo, dopo quasi tre mesi di agonia. Il trentenne tunisino Ayem Amidi era stato trovato in via Brunacci, a Marghera, sanguinante, un occhio bucato e una ferita profonda alla testa.

Dopo oltre due mesi di indagini, Polizia e Carabinieri sono risaliti al presunto responsabile e due giorni fa hanno fermato il 27enne tunisino Soufiene Saad, senza fissa dimora ma gravitante tra Mestre e Marghera. Il pubblico ministero di Venezia Francesca Crupi ha chiesto al giudice delle indagini preliminari la convalida del fermo e soprattutto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario.

Quel pomeriggio, oltre all’ambulanza del 118, era intervenuta una Volante della Polizia inviata dalla Questura dopo che la centrale era stata allertata con una telefonata che avvertiva ci fosse a terra un uomo che perdeva sangue dalla testa. I primi accertamenti, quindi, erano stati avviati dagli agenti, ma i carabinieri in seguito avevano raccolto nel mondo del piccolo e medio spaccio di Marghera elementi per ricostruire ciò che era avvenuto, addirittura il nome del presunto aggressore. Non solo, gli investigatori dell’Arma di Mestre sono riusciti anche a individuare il movente di quello che alla fine è stato un omicidio. La vittima, qualche giorno prima, si sarebbe appropriato di alcune dosi di sostanza stupefacente di Saad e l’aggressione del 7 settembre, compiuta intorno alle 14, in pieno giorno, non sarebbe stata altro che una vendetta, un segnale dato a tutti i connazionali che a lui non si doveva rubare la droga, che le dosi vanno pagate altrimenti arriva la dura punizione.

Ayem sarebbe stato colpito con una bastone appuntito, presumibilmente di legno. Gli inquirenti, ora cercano un testimone oculare, una persona che ha assistito all’aggressione e che sarebbe stato presente: se davvero esiste potrebbe naturalmente confermare le tesi dell’accusa, riconoscendo il tunisino fermato

Gli investigatori sono risaliti al presunto responsabile partendo da una circostanza incontrovertibile. Il ferito, che poi è deceduto in ospedale, aveva precedenti per spaccio di droga e così, indagando nel mondo degli immigrati, spesso senza fissa dimora, che sopravvivono vendendo dosi ai tossicodipendenti a Mestre e a Marghera, è stata ricostruita l’intera vicenda.

Ieri, il procuratore della Repubblica Luigi Delpino e l’aggiunto Adelchi D’Ippolito hanno spiegato che il fermo del tunisino è avvenuto attraverso una convergenza investigativa della Polizia, nelle prime fasi legate all'aggressione, e dei carabinieri di Mestre, nell'ambito di elementi raccolti nelle fasi di contrasto allo spaccio di droga. Durante questi controlli sarebbe stata captata una frase - «è lui l'assassino» - che hanno poi permesso di arrivare a Saad. Già oggi il giovane fermato sarà interrogato dal giudice delle indagini preliminari che dovrà decidere se gli elementi raccolti sono sufficienti a tenerlo in carcere.

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