Sono tutti colpevoli per la morte di Jasmine

ERACLEA. Sono tutti colpevoli per la morte di Jasmine Marchese. Aveva appena 21 anni la giovane Stretti di Eraclea quando è morta, schiacciata da una pressa nell’azienda che l’aveva appena assunta con un contratto interinale, la 3B Spa di Salgareda, azienda leader in Veneto nella lavorazione del legno.
La Corte di Appello di Venezia, pochi giorni fa, ha confermato la condanna a un anno di reclusione per Fabio Turri, 55 anni, di Thiene, in provincia di Vicenza, delegato per la sicurezza al momento dell’incidente. Ma i giudici veneziani hanno condannato a sei mesi di reclusione anche Giuliano Bertelle, 60 anni, di Malo, in provincia di Vicenza, che ricopriva lo stesso incarico prima di Turri: in primo grado il tribunale di Treviso lo aveva assolto con formula piena, nonostante la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Iuri De Biasi, che aveva aperto il fascicolo di indagine per omicidio colposo all’indomani dell’incidente, avvenuto il 17 settembre del 2007. Per la morte della giovane aveva patteggiato 11 mesi Massimo Crosato, 40 anni, di Roncade: l’operaio carrellista era alla guida del muletto che urtò la pressa caduta su Jasmine Marchese, dopo la vicenda assurta a simbolo della morte sul lavoro. Appena 21enne, aveva davanti a sé una vita intera. Quell’impiego per lei rappresentava un punto di partenza, il timido inizio dell’indipendenza economica. L’indagine (il pm, in primo grado, aveva formulato una richiesta a due anni di reclusione per entrambi) ha chiarito che la pressa che ha ucciso Jasmine non era al suo posto: non era ancorata al suolo, come previsto dalle norme di sicurezza, ma solo appoggiata. Era poi collocata in un’area prossima a quella di manovra dei carrelli elevatori. Ai dirigenti, il pm De Biasi aveva poi contestato di non aver formato i mulettisti sul corretto uso delle attrezzature.
Gli avvocati degli imputati, a seguito della sentenza di Appello, hanno annunciato il ricorso in Cassazione. Hanno ribadito poi che la famiglia di Jasmine è stata risarcita ancor prima della sentenza di primo grado per quella morte così assurda. Il drammatico incidente è accaduto la sera del 17 settembre di sette anni fa, poco prima delle 22, nel reparto «4 lati». Crosato, lavoratore interinale come Jasmine Marchese, sale sul carrello per svuotare la pressa. Nella manovra qualcosa va storto. Le pale, alzando il residuo, infatti urtano il macchinario, facendo sbilanciare la pressa che cade addosso alla giovanissima operaia. Jasmine resta intrappolata dal bacino in giù: per lei non c'è nulla da fare.
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