«Sono arrivato per imparare»

È boom di frati nella parrocchia dei Frari. In un mese sono andati via tre religiosi. In poche ore il convento si è riempito di sei padri. Cosa insolita. Accoglienza festosa, tra canti e fiori, ieri in Basilica per il neo parroco, Lino Pellanda. Assieme a lui cinque confratelli, Apollonio Tottoli, Gianfranco Vanghetti, Luciano Moles, Mario Lorandi e Riccardo Giacon. A presiedere il suggestivo rito d’ingresso il patriarca Moraglia. Tanti i fedeli in chiesa, bambini, ragazzi, gruppi scout. In campo il veneziano Felice Soggiu, restauratore del capitello della Madonna nera posta nel vicino sottoportico, chiedeva con insistenza ai frati la benedizione. “Caro fratellino”, ha esordito con affetto il patriarca Francesco. “È un momento di ricchezza ecclesiale. Possiamo fare un salto di qualità della fede”. Il presule si è soffermato sui compiti del parroco. “Il primo non è organizzare, creare eventi, è pregare per il suo popolo. Chi prega poi sa organizzare. Chi organizza senza preghiera si stanca e finisce per stancare. Accogliete, guardate ai giovani, ai malati, ai poveri”. Emozionato padre Lino ha raccontato: “Sono entrato in convento a dieci anni. Ho fatto la professione religiosa nella basilica del Santo. Era il 1964”. Il religioso è stato parroco tutta la vita, 21 anni a Roma, 11 a Rovereto, 8 a Trieste”. In laguna è arrivato un mese fa: “Non conosco Venezia. Mi hanno portato da fratino”. I Frari sono un punto di riferimento per la città. Centinaia sono le iniziative: “Qui l’impegno è notevole e mi sono un po’ spaventato”. Di sbieco ha toccato problematiche attuali, i concerti, le manifestazioni culturali, i biglietti d’ingresso in chiesa. Sull’argomento grande è l’attenzione da parte del Patriarca. Padre Lino ha detto: “Bisogna rispettare il luogo. La chiesa non deve perdere la propria identità. Non si può fare quello che si vuole. I concerti, anche se richiamano pubblico e hanno risonanza mediatica, non mi interessano. Autorizzerò solo musica sacra o religiosa. Bisogna avere il coraggio di dire “no”. Il ticket, tre euro a persona, mi serve per i restauri, la pulizia, la guardianìa, l’illuminazione. Sono qui per imparare”.
Nadia De Lazzari
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