Smog, commercianti in rivoltaE' scontro sulle targhe alterne

A Mestre Confesercenti e consumatori contro il Comune. «Siamo gli unici in Veneto»
Proprio nel giorno in cui l'assemblea dei Comuni della Provincia di Venezia vota, con 22 presenti su 44, il ritorno alle limitazioni al traffico da lunedì prossimo, i commercianti nel Comune di Venezia, che è il capofila nell'azione anti-smog che decreta dal 15 ottobre il ritorno di targhe alterne e limitazioni alle auto non catalizzate, dicono «Basta» e dalla loro trovano stavolta anche i consumatori. Perchè i Comuni che attueranno le targhe alterne sono pochi (nella nostra Provincia le targhe alterne entrano in vigore, oltre a Venezia, a Mira, Mirano, Spinea, San Donà di Piave mentre altre amministrazioni si concentrano sul blocco delle no kat) rispetto ad una Regione dove, da Padova a Treviso, questi provvedimenti sono finiti nel cestino, mentre non si sa ancora se arriveranno gli attesi fondi del piano Aria da palazzo Balbi. La Provincia chiede fondi per il trasporto pubblico aggiuntivo? Renato Chisso, assessore ai Trasporti, allarga le braccia: «Non ne ho, chiedete all'Ambiente».


La stura alle polemiche arriva dal segretario provinciale della Confesercenti, Maurizio Franceschi che ieri ha scritto al sindaco Massimo Cacciari ed agli assessori Belcaro, Simionato, Mingardi e Bortolussi per esprimere «la più netta contrarietà al ripristino delle targhe alterne» ed invitare l'amministrazione comunale a rivedere le decisioni assunte. Sulla stessa lunghezza d'onda il Movimento Consumatori. «La targhe alterne non servono a nulla, sono solo uno scudo degli amministratori che dimostrano di aver fatto qualcosa per evitare conseguenze penali. Per salvare se stessi, creano disagi che non hanno alcun beneficio sulla città», denuncia Lorenzo Miozzi. La Confesercenti lo scorso agosto non aveva detto no ai provvedimenti anti-smog illustrati alle categorie economiche dalla giunta Cacciari. Ma ora cambia idea, visto che nel Veneto solo Venezia è rimasta una roccaforte delle targhe alterne. «I blocchi del traffico hanno un effetto assai ridotto nella lotta contro l'inquinamento ed hanno un impatto economico rilevantissimo sulle attività imprenditoriali della città. Per questo motivo - spiega Franceschi - l'accettazione di tali misure è stata da noi subordinata quanto meno alla condizione che esse siano adottato in modo coordinato su area vasta e condivise dagli altri Comuni della provincia e del Veneto. A tutt'oggi le targhe alterne rimangono invece una prerogativa pressochè esclusiva del Comune di Venezia». Il vertice di ieri in Provincia, coordinato da Davide Zoggia, ha visto la partecipazione di metà Comuni del Veneziano.


Cinque attueranno le targhe alterne, compreso il capoluogo, gli altri puntano su Ztl e blocchi alle no kat. «Nessuno tra i capoluoghi di provincia e ben pochi tra i Comuni del Veneziano hanno deciso di seguire questa strategia di contrasto all'inquinamento - attacca Franceschi - questa situazione, da un lato fa ancor più venire meno l'utilità delle misure di limitazione del traffico veicolare, dall'altro appesantisce l'onere per una città che basa sui traffici, sul commercio e sulla logistica gran parte della propria economia e che su questo fronte deve quotidianamente competere con gli altri maggiori centri della Regione». L'Ascom, che contro le targhe alterne organizzò anche una manifestazione, non fa lo stesso. «Sono provvedimenti obbligatori che si sa non risolvono nulla - dice il segretario Dario Corradi - perchè sullo smog incide essenzialmente la meteorologia. Comunque, a torto o a ragione, a questi provvedimenti ci siamo abituati». Immediata la replica dell'assessore all'Ambiente del Comune, Pierantonio Belcaro. «Con il tavolo tecnico zonale di oggi (ieri ndr) abbiamo risposto, con un provvedimento su area più vasta. Insomma, indietro non si torna. E poi il giorno in cui si concentrano gli acquisti è il sabato, quando non ci sono limitazioni in vigore». Secondo il Movimento Consumatori, invece, Ca' Farsetti pecca di mancanza di strategia. «L'amministrazione non sa cosa fare - denuncia Lorenzo Miozzi - e non riesce ad elaborare un piano che possa permettere una reale diminuzione dell'inquinamento: da incentivi all'uso del trasporto pubblico al lavaggio delle strade».

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