Smaltire i razzi di segnalazione non è facile

Lui ha detto di averli prima inertizzati in acqua, per renderli inefficaci. Ora tocca alla magistratura stabilire le responsabilità del medico mestrino cinquantenne che ha incautamente abbandonato in...

Lui ha detto di averli prima inertizzati in acqua, per renderli inefficaci. Ora tocca alla magistratura stabilire le responsabilità del medico mestrino cinquantenne che ha incautamente abbandonato in un cassonetto sei razzi di segnalamento per la nautica, uno dei quali inavvertitamente attivato da un barbone, ha ferito mercoledì in via San Pio X un bambino di sei mesi. L’ipotesi di reato, che deve essere però formulata dal pubblico ministero, potrebbe essere quella di un concorso di colpa nelle lesioni colpose, reato già contestato al senza tetto rumeno fermato dai carabinieri dopo il ferimento del bambino. Sullo sfondo di questa vicenda resta il problema dello smaltimento di questi razzi.

Veritas ha già spiegato che quei rifiuti pericolosi non si possono gettare nei cassonetti e vanno affidati a ditte specializzate ma molti appassionati di nautica segnalano che non è facile: i razzi da barca scaduti dopo quattro anni non vengono spesso accettati dai venditori di razzi nuovi e neanche la Capitaneria di porto li accetta. E se si smaltisce lo si fa in centri specializzati e a pagamento. Altri segnalano che dopo quattro anni, sono sempre comunque efficaci. Insomma il problema rimane e forse serve una normativa chiara che sgombri il campo da incertezze ed errori. C’è chi propone che a ritirarli siano Capitanerie, pompieri o forze dell’ordine gratuitamente. (m.ch.)

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