Slim nomina una donna direttore del laminatoio

La giovane Gabriella Peli è il nuovo Cfo dell’ultima fonderia ancora attiva a Fusina  L’azienda controllata dai fondi tedeschi ha presentato un progetto da 25 milioni



Di donne a capo di una fonderia non se ne erano mai vista a Porto Marghera, nemmeno nei decenni scorsi quando la siderurgia era, insieme alla petrolchimica, il settore industriali più importante dal punto di vista degli occupati, della produzione e del fatturato.

Ci ha pensato la Slim Aluminium spa – arrivata a Fusina due nani fa, dopo aver acquistato lo stabilimento dalla multinazionale Alcoa che a sua volta l’aveva acquistato dallo stato italiano (Efim) – a nominare una donna come direttore di stabilimento, nell’ultima fonderia ancora attiva a Porto Marghera. Si chiama Gabriella Peli, una trentenne con cognome italiano – nata in Ungheria dove suo padre e sua madre hanno lavorato per una vita alle dipendenze della sede magiara di Alcoa –, alla quale è stata affidata la responsabilità della gestione e della pianificazione generale delle attività finanziarie dello stabilimento veneziano che occupa circa 300 lavoratori. Gabriella Peli è laureata in legge all’Università ungherese di Pècs e ha fatto un dottorato all’Università Corvinus di Budapest. Per gli operai e impiegati dello stabilimento di Fusina è stata una sorpresa, pr molti versi “gradita” trovarsi come direttore una giovane donna. Attualmente, Gabriella Peli, risiede a Mirano e a Fusina ha già lavorato tra il 2016 e il 2017 alle dipendenze dell’allora proprietaria, Alcoa Trasformazione - Fusina Rolling. Slim Aluminium spa, proprietaria dello stabilimento ma non dell’area a Fusina che è rimasta ad Alcoa, fa capo al fondo di investimento tedesco Quantum Capital Partners che nel 2016 aveva rilevato il laminatoio Hydro Slim di Cisterna (Latina).

Due anni fa, dopo l’acquisizione dello stabilimento di Fusina ceduto da Alcoa (che pochi anni prima aveva chiuso il reparto Primario), i dirigenti della Slim avevano annunciato di voler realizzare tra gli stabilimenti di Fusina e Cisterna con lo stabilimento di Latina e con quello di Venezia una «realtà produttiva di primo livello in Italia» in grado di offrire al mercato laminati in alluminio per diversi utilizzi, dal tetrapak per contenitori di cibi come già facciamo a Latina alle leghe più pesanti per utilizzi marini e altro del Laminatoio di Fusina.

Il mese scorso la stessa Slim Aluminium spa ha aderito al bando di finanziamento di progetti di riconversione e riqualificazione promosso da Invitalia, società del ministero dello Sviluppo Economico nell’Aria di crisi industriale complessa del comune di Venezia. Il progetto presentato da Slim è ancora in fase istruttoria ad Invitalia, prevede l’entrata in funzione di un nuovo forno, a gas metano, con il doppio di portata rispetto ai due forni ora in funzione, dei quali uno è destinato ad essere spento. Il progetto presentato da Slim Aluminium prevede un investimento complessivo di 25,5 milioni di euro (dei quali 16.025.000 finanziati con le previste agevolazioni statali) e 32 nuove assunzioni.

Attualmente, lo stabilimento di Fusina ha una capacità massima di circa 75.000 tonnellate all’anno su una superficie coperta totale di 125.000 metri. Tutto l’alluminio prodotto in rotoli a Fusina deriva, per il 70%, dal riciclaggio delle lattine di alluminio recuperate con la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, utilizzando solo il 5% dell’energia necessaria per produrlo come metallo primario. La fonderia ha una capacità di produzione di 95.000 tonnellate all’anno, grazie a due linee complete di colata con forni che lavorano a temperature di oltre 700 gradi centigradi. —





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