Si schianta con la sua Harley: muore medico dell’Inail

Con la moto contro un furgone fermo: Roberto Perongini, 55 anni, lavorava nella sede veneziana e viveva a Padova. Il ricordo dei colleghi: «Persona eccezionale, preparata e di una umanità unica»

PADOVA. Uno schianto tremendo, che ha coinvolto un uomo appassionato di moto ma sempre prudente, lasciando sgomenta un’intera famiglia. Se n’è andato in un caldo pomeriggio di agosto Roberto Perongini, conosciutissimo medico legale di origine campana ma padovano d’adozione.

Aveva 55 anni e la sua vita si è spezzata poco prima delle 18 di martedì nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale civile, dove era stato trasferito in codice rosso due ore prima dopo un incidente in corso Australia.

Perongini viaggiava sulla sua Harley Davidson in direzione Padova Sud, quando tra le uscite 3 e 4 è piombato sul retro di un furgone Fiat Ducato impiegato per le manutenzioni lungo la tangenziale. Un impatto che lo ha fatto cadere sull’asfalto e che nonostante due ore di tentativi di rianimazione, prima in strada e poi in reparto, non gli ha lasciato scampo.

Non hanno potuto parlargli per dirgli addio le donne della sua vita, la figlia Alessandra e la moglie Erica, sposata in seconde nozze, con le quali viveva al civico 10 di piazza Insurrezione.

«Ci hanno chiamate poco prima delle 18 e quando siamo arrivate ormai era troppo tardi» raccontano con le parole strozzate in gola. «Capitava che tardasse quindi all’inizio non ci siamo preoccupate troppo. Poi è arrivata la notizia. Siamo sgomente».

Si fanno forza a vicenda. Con loro c’è il fratello di Roberto, Pierluigi, appena arrivato da Salerno, paese natale della vittima. Oltre alla sua Harley, Roberto amava la barca a vela, tanto che appena poteva prendeva il largo, come racconta la figlia, ma sempre nel segno della prudenza. Affidabile, genuino, attentissimo.

Chi lo conosceva bene non ha dubbi sul fatto che fosse una persona su cui fare affidamento. «Non abbiamo parole, era un pilastro, una certezza. Pensiamo che le tragedie capitino sempre agli altri, è davvero il caso di dire che sono sempre i migliori ad andarsene» anche Daniela Petrucci è sopraffatta dal dolore.

È la direttrice regionale dell’Inail e con il cinquantacinquenne ha lavorato a stretto contatto fino a ieri mattina. Al momento dell’incidente Roberto stava infatti rincasando dal lavoro nella sede veneziana dell’ente.

«Non posso credere che fino a poco prima fosse qui con noi. Lo ricordo per la sua disponibilità che lo portava a spostarsi per coprire le assenze dei colleghi, oltre che per la preparazione, tanto che gli venivano affidati anche complessi contenziosi giudiziari. E poi per l’umanità: un uomo splendido» parla anche a nome dei colleghi, distrutti dal dolore.

Oltre all’impegno all’Inail gestiva uno studio di consulenze in via Fermi a Chiesanuova e prima del trasferimento a Venezia aveva lavorato all’ospedale militare di Padova fino alla chiusura, dopo essere approdato nella città del Santo dopo gli studi all’Accademia di Sanità Militare di Firenze. Roberto professionista stimato, Roberto marito, padre e amico amatissimo.

Le indagini sull’incidente sono ancora in corso e ieri hanno visto l’iscrizione nel registro degli indagati del quarantunenne italiano alla guida del furgone. L’ipotesi di reato è l’omicidio stradale. Non si esclude che venga nominato un tecnico per ricostruire l’esatta dinamica e capire se la presenza del Ducato fosse adeguatamente segnalata. Nel frattempo i familiari hanno recuperato gli oggetti che la vittima aveva con sé al momento dell’incidente. —


 

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