Si è spento a Ceggia Renato Sartorello Dal “casoin” agli imperi Sme e Bergamin

la scomparsa
/CEGGIA
È partito dal “casoin” di Gainiga, il negozietto di generi alimentari che negli anni Cinquanta aveva aperto nella frazione di Ceggia. Ed è arrivato a costruire un impero, che oggi produce un fatturato di 550 milioni di euro, conta un migliaio di dipendenti e 18 punti vendita con le insegne Sme e Bergamin.
Il mondo dell’imprenditoria piange la scomparsa di Renato Sartorello, il fondatore dell’insegna Sme, uno dei maggiori gruppi italiani nel commercio al dettaglio di elettrodomestici, mobili e articoli per la casa e il tempo libero. Sartorello si è spento ieri mattina, a 87 anni, nella sua casa di Ceggia.
«Se n’è andato un uomo che è stato punto di riferimento per tutta la società veneta», ha commentato il governatore Luca Zaia.
Mentre il sindaco Mirko Marin ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino nel giorno dei funerali, che si terranno martedì alle 15.30 nella parrocchiale di Ceggia.
Il Gruppo Sartorello è oggi una tra le più importanti realtà del commercio del Nord Est, leader nell’area tra Veneto e Friuli. Una storia di successo, che affonda le radici in quel piccolo “casoin” di Gainiga in cui, alla metà degli anni Cinquanta, Renato Sartorello iniziò la sua avventura.
Nel 1975 aprì il primo punto vendita a Ceggia, antesignano di quelli che sarebbero diventati nei decenni successivi i negozi della distribuzione multispecializzata. Negli anni Ottanta la famiglia Sartorello assorbe la catena di negozi presente a livello nazionale con l’insegna Sme, che è l’acronimo di “Salotti, Mobili, Elettrodomestici”.
Viene avviato un piano di riorganizzazione societaria, che porta a concentrare l’attività tra Veneto e Friuli. Vengono realizzate due centrali logistiche e di acquisto.
È la chiave di volta: la formula si rivela vincente. I magazzini centrali riforniscono quotidianamente i punti vendita del gruppo e viene avviata un’attività di ingrosso in tutto il Nordest.
Negli anni Novanta, ai vertici dell’azienda, accanto al padre, s’inseriscono i tre figli Raul, Paolo e Gianfranco, nati dall’unione con la signora Gina, prematuramente scomparsa. In seguito Sartorello si risposerà con l’attuale consorte Leopolda, da cui è nata la figlia Martina. Alla fine del secondo millennio la famiglia Sartorello diventa pioniera nell’e-commerce, con la partecipazione nell’asse societario di Mister Price.
Nel 2002, invece, la famiglia acquisisce il marchio Bergamin, tra i gruppi leader del Triveneto nel settore del mobile. Oggi i 18 magazzini che costituiscono la rete di vendita del Gruppo Sartorello (nel Veneziano tra gli altri a San Donà, Portogruaro, Marghera, Marcon) sono serviti da quattro grandi centrali logistiche e di acquisto centralizzato. «Ho avuto la fortuna di incontrare Renato in molte occasioni», ha ricordato il governatore Zaia, «di lui ho sempre avuto l’immagine di un galantuomo. Di un veneto d’altri tempi, quando la stretta di mano era un contratto. Di un signore dell’imprenditoria. Una persona che ha costruito da zero un impero innovativo, perché è con lui che sono nati i grandi store in Veneto e penso che non ci sia un cittadino che non abbia conosciuto i suoi grandi magazzini. La sua morte mi addolora, perché poteva dare ancora tanto alla società veneta, sia dal punto di vista imprenditoriale che umano».
«Se ne va un uomo che ha saputo incarnare l’essenza del vero imprenditore veneto», ha aggiunto il sindaco metropolitano Luigi Brugnaro, «tutta la Città Metropolitana di Venezia omaggia Renato Sartorello, con la certezza che diventerà un esempio a cui tanti giovani potranno guardare e ispirarsi».
Renato Sartorello è rimasto sempre legatissimo alla sua Ceggia. Nel 2017 il Comune gli aveva attribuito come premio la Caravella d’oro. «Un segno di riconoscimento per quanto fatto per il paese», commenta il sindaco Marin, «Renato è stata una persona che, in maniera discreta, ha sempre lavorato per il paese. Una persona gentile, affabile, disponibile che ha dato tanto a Ceggia. È stato un grande imprenditore, illuminato. Lascia un vuoto nella nostra comunità. Come amministrazione, avevamo ritenuto doveroso attribuirgli la Caravella d’oro, riconoscendolo come un riferimento».––
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